Gv. 10, 10,11-21
Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio”. 19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20Molti di loro dicevano: “È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?”. 21Altri dicevano: “Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?”.
Commento
Continua questo discorso di Gesù sulla similitudine del buon pastore. Ritorna anche la polemica dei Giudei. Gesù si sofferma ancora sull’immagine del buon pastore. Abbiamo già detto che non si tratta del pastore buono, ma del pastore bello, ma vediamo di specificare ulteriormente. Si tratta di una cosa di buona qualità, che risponde ad una finalità bella. Che risponde pienamente al proprio scopo. Il pastore di cui sta parlando Gesù risponde pienamente al proprio scopo perché dà la sua vita per le pecore. Il termine indica in particolare il rischiare la propria vita, esporsi al pericolo che minaccia altre persone. Non si tratta dunque di un temerario che affronta spavaldo qualsiasi situazione, ma di un pastore attento, a cui interessa soprattutto la vita e l’incolumità del proprio gregge. Non come il mercenario, che non conosce le sue pecore. Gesù invece le conosce una per una, entra in una relazione stretta con loro. La relazione tra Gesù e i credenti è di conoscenza, intesa nel senso biblico, e ripresa anche da Giovanni, di legame d’amore profondo. Questo è il senso del pastore bello.
Preghiamo
Preghiamo per Massimo
Mi fa bene pensare che il pastore ci conosce uno per uno..in questa espressione :conoscenza, vorrei ricordarlo di più anch’io, non solo ma ricordare il come Egli ci ha amato : morendo in croce dopo averci fatto dono dell’Eucaristia. Prego per Massimo.
È una relazione profonda quella di chi si conosce e si ama, senza riserva, al punto da dare la vita. È un amore che profuma di eternità, profuma di Dio.
Prego con voi per Massimo.