mercoledì 23 agosto

trinità Genesi 18,1-15                                               

1 Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. 2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3 dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. 4 Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. 5 Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». 6 Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». 7 All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. 8 Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr’egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. 9 Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». 10 Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda ed era dietro di lui. 11 Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. 12 Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». 13 Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? 14 C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio». 15 Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso».

Commento

Il brano è molto noto. Ma soprattutto è rappresentato da quella bellissima icona che è la trinità di Rublev, dove i tre angeli sono i tre uomini che vengono alla quercia di Mamre. Non si tratta di una apparizione, ma di un venire del Signore. Se fate caso nel testo a volte i tre uomini sono tre altre volte diventano uno solo. Il venire di Dio presso l’uomo permette all’uomo stesso di vedere accadere cose meravigliose, cose impossibili per noi umani. Nel testo viene celebrata una liturgia di accoglienza dei tre-uno ospiti arrivati alla tenda di Abramo. Tutto si mobilita attorno a questi ospiti, tutti si danno da fare per preparare al meglio tale accoglienza. Abramo intuisce che in quella visita vi è qualcosa di speciale e quindi non mette un muro, ma accoglie volentieri. Questo gesto forse è l’arma vincente di Abramo. L’accoglienza fa vivere, genera vita, il rifiuto fa morire genera morte. Vedremo per esempio che questo è il peccato di Sodoma: la chiusura, la non accoglienza. “Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono”. Meravigliosa liturgia dunque, sia nella sua preparazione, sia nella sua celebrazione. Ad un certo punto entra in scena Sara e Abramo appare piuttosto come lo spettatore/testimone, anche se continua ad essere interlocutore diretto anche lui. All’annuncio divino l’unica risposta che viene data è il riso di Sara. L’analisi di questo riso è complessa e sembra raccogliere reazioni diverse e anche un certo succedersi e progredire dei movimenti interiori ed esterni di lei: scetticismo, consapevolezza dei limiti invalicabili delle persone sua e di Abramo, quasi un riso di superiorità di fronte all’annuncio di questa nascita, paura, negazione. Molti sono i passaggi e le parole che possiamo andare a ritrovare nella brano dell’Annunciazione del Signore. Questo riso, cioè il termine ebraico corrispondente, sarà il “nome” che avrà il bambino che nascerà: Isacco. Isacco infatti vuol dire Dio sorride. Forse che Dio sorride alla nostra incapacità di credere alle cose impossibili? Certo rimane un sorriso di tenerezza e non di ironia nei nostri confronti.

Preghiamo

Preghiamo per don Roberto.