È la penultima parola che trovo nella presentazione di don Alessandro Dheò. Tutti viviamo, dipende da come viviamo. Non so che cosa intende per vivere don Alessandro. So cosa intendeva per vivere don Roberto. Vivere una vita piena, gustosa, amicale. Una vita con gli altri, una vita che cerca il Signore e che mette al centro l’uomo. Vivo. Ma certo che vivo. Sono uno che non trascina la vita, la vive. Sono un confusionario, ma non un rassegnato. Tengo stretta la mia vita. e la vivo fino in fondo ogni giorno, con tutta la sua bellezza, con tutte le sue contraddizioni. Ma sono sicuro che vivo. Mi rendo conto che la vita improvvisa storie, improvvisa dei momenti che sono come rivelativi del tuo futuro. Non posso citare l’episodio, anche solo per discrezione, ma posso dire che ieri è stata una di quelle svolte rivelative della vita. uno sguardo sul futuro. Da tempo ci pensavo , ma ieri è stato rivelativo. l’atto rivelativo non è ancora la realizzazione dell’atto, ma è l’intuizione sul da farsi. Vorrei dire a tutti: voglio vivere, lasciatemi vivere da semplice cristiano che scruta la parola sacra, che scruta l’orizzonte del mondo, lasciatemi vivere questi anni della mia vita con semplicità, non chiedetemi sforzi eroici di obbedienza. Il tempo ha rivelato che per vivere ho bisogno solo di stare davanti al volto dell’amore che è Gesù, il pane eucaristico. Stare davanti a Lui nella veglia silenziosa e notturna, stare davanti a Lui quando ascolto, stare davanti a Lui quando lavoro e accolgo. Non è più il tempo delle corse, ma dello stare. Voglio vivere così e niente di più. Ci vorrà tempo per chiudere con tante cose, ma ci sarà il tempo vuoto da riempire con una presenza amorevole. Vorrei solo essere ascoltato da chi deve ascoltare, da chi in qualche modo è chiamato a dare valore o meno alle mie parole sulla vita da vivere come atto di adorazione e di incontro e ascolto con il mondo. questo tengo stretto nella mia vita