Ho tante persone che mi stanno vicine, ma la parabola del samaritano parte da una domanda posta da un dottore della legge: chi è il mio prossimo. Ho tanti amici che mi aiutano e mi incoraggiano, che non fanno le cose per puro interesse, ma con il senso di un’amicizia vera. Sono il mio prossimo o sono i miei vicini? La domanda sembra banale, ma secondo me non è poi così banale come può sembrare. Infatti la parabola gioca tutto sulla differenza tra vicino e prossimo. È chiaro che il racconto privilegia e mette al centro non il vicino, ma il prossimo. Ed anche in quella questione dell’economia su cui stiamo ragionando, la distinzione tra vicino e prossimo determina un modo diverso di approcciare il modo con cui ragioniamo e viviamo l’economia. Si dice che il samaritano, lo straniero, il non religioso, non si fa vicino, ma prossimo. Mentre il sacerdote e il levita pestano i piedi al poveraccio assalito dai briganti e non si fermano, il samaritano non era vicino, non pesta i piedi al malcapitato, forse procede sull’altro lato della strada e allora deve farsi prossimo. Non era un vicino, ma deve avvicinarsi, farsi prossimo. Il prossimo non è il vicino, ma deve farsi vicino. Questo cosa vuol dire nel nostro ragionamento? Lo traduco così: aiutiamo chi è vicino a noi, gli altri li aiutiamo a casa loro. È un ragionamento politico, religioso, ma soprattutto economico. La parabola ci insegna invece che dobbiamo far diventare prossimo alla nostra vita chi è lontano e chi è vicino. Solo così si crea e si genera una giustizia sociale, una fraternità universale. Il prossimo non è chi è vicino a me, ma ogni uomo o donna che necessita di essere aiutata, soccorsa, caricata sulle proprie spalle. La giustizia sociale del vangelo non cerca il vicino, ma va incontro ad ogni prossimo che sia vicino o lontano. L’economia del vangelo non favorisce il vicino, ma incrocia le necessità di tutti gli uomini e le donne del mondo intero. Cammino sull’altro lato della strada, vedo e mi fermo. Cammino sull’altro lato del mondo e vedo la sofferenza del mondo e allora mi fermo e mi prendo cura di…. Nella parabola esiste un secondo uomo che da vicino, o forse da lontano, si fa prossimo. È l’uomo della locanda dove il samaritano porta l’uomo assalito dai briganti. Forse questo locandiere aveva tanti vicini ed erano tutti quelli che arrivavano alla locanda e avevano soldi per pagare. Con l’arrivo del samaritano, del suo asino e del poveraccio assalito dai briganti, non ha più accanto dei vicini, ma deve farsi prossimo