venerdì 6 novembre

di | 5 Novembre 2015

home2Amos 8,1-10

1 Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: era un canestro di frutta matura. 2 Egli domandò: “Che vedi Amos?”. Io risposi: “Un canestro di frutta matura”. Il Signore mi disse: E’ maturata la fine per il mio popolo, Israele; non gli perdonerò più. 3 In quel giorno urleranno le cantanti del tempio, oracolo del Signore Dio. Numerosi i cadaveri, gettati dovunque. Silenzio! 4 Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, 5 voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo e usando bilance false, 6 per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano”. 7 Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere. 8 Non forse per questo trema la terra, sono in lutto tutti i suoi abitanti, si solleva tutta come il Nilo, si agita e si riabbassa come il fiume d’Egitto? 9 In quel giorno – oracolo del Signore Dio – farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno! 10 Cambierò le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in lamento: farò vestire ad ogni fianco il sacco, renderò calva ogni testa: ne farò come un lutto per un figlio unico e la sua fine sarà come un giorno d’amarezza.

Commento

In questa quarta visione mi soffermo soltanto su  di un aspetto. La fine della storia di questo popolo che è anche il fine della sua storia. La parole di oggi dicono chiaramente il giudizio di Dio. Una fine che è maturata, come quei frutti estivi, presi come immagine della visione. . Una fine che nella storia della salvezza si rivelerà sempre più anche come “il fine”, cioè il grande scopo, l’esito finale della storia, cioè il definitivo giudizio su tutto il male che ostacola e affatica la vicenda dell’umanità, creatura prediletta, fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Il fine sarà dunque la fine di ogni schiavitù del male e della morte. Il termine “silenzio” è molto importante perché emerge quando appunto viene l’ora suprema del giudizio divino. La concezione del silenzio non è per la bibbia quello di un silenzio di elevazione/meditazione, come è per le grandi spiritualità orientali. Per noi cristiani il silenzio è in riferimento sostanziale alla Parola, e quindi è un silenzio per ascoltare, e quindi appunto un silenzio che caratterizza il tempo supremo della Parola, davanti alla quale tutto e tutti devono tacere. Il silenzio personale fa parlare la parola che ci indica il vero male: la disonestà contro il povero e l’ingiustizia di chi esercita il potere. Il giorno finale sarà la fine di ogni male e di ogni ingiustizia

Preghiamo

Preghiamo per tutti gli ammalati

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

5 pensieri su “venerdì 6 novembre

  1. sr Rita

    Il Signore fa vedere ad Amos il canestro di frutta matura. In un primo momento mi è piaciuta l’immagine del cesto pieno di frutta. Nei mei ricordi campestri tornano queste belle immagini che riempiono il cuore di gratitudine per un raccolto che è costato sudore, fatica, lavoro. Poi la lettura parla di una maturazione che racconta la misura colma. pare che Dio non ne possa più e dà libero sfogo all’elenco delle cose tristi che stanno per accadere. Ogni tempo ha le sue narrazioni. Signore, quando la misura è colma TU hai in serbo ancora una possibilità di bene. Tirala fuori anche oggi per noi, per il tuo popolo, per gli alluvionati morti e dispersi a causa della rottura di una diga in Mina Gerais, qui in Brasile.

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  2. Elena

    Ancora una volta l’uomo commette errori troppo grandi e tristi anche per la sua pazienza. Mi colpisce la continua durezza nei confronti dei deboli, dei poveri. Amos li richiama sempre nella Parola. Gli errori degli uomini, sempre investono i più miseri. Poveri e miseri amati dal Signore di tutti i tempi, di tutte le storie, di tutti gli eventi.
    Pietà oltre misura, ma la misura è ormai colma.
    Quanto ancora sarà così? E’ la nostra storia di uomini e donne sempre così duri ad accogliere Dio?
    Ricordo con voi, nella preghiera le vittime del Brasile e del nostro Sud, provato dal maltempo, ricordo gli ammalati e gli anziani sofferenti. Elena

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  3. sr.Alida

    In fondo quello che il Signore, Dio pensa di fare è ciò che meritiamo,perchè abbiamo colmato la misura…Anche al giorno d’oggi. Come la vita è bella ,ed anche per me un mistero ,per me anche il male è un pò un mistero…Perchè l’umanità fatta a somiglianza e immagine di Dio diventa così crudele?… SILENZIO: silenzio,di fronte ad alcune vicende,vi è solo silenzio,a volte opportuno ,a volte chiederebbe voce. Donaci Signore ,il silenzio.sopratutto in noi per ascoltare la Tua Parola,per riparare con Te ,dove possibile ,quando scorgiamo ,disonestà e ingiustizie..Nella Tua Parola ritrovare il BENE ultimo :la salvezza di tutti e di ciascuno. Ti prego ,Signore per ogni infermità e malattia .. Per gli alluvionati, e per le persone colpite da calamità naturali.

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  4. giulio

    L’atteggiamento di chi calpesta il povero e stermina gli umili, è anche quello di aspettare che la festa finisca per riprendere i suoi traffici.
    Siamo un po’ così anche tutti noi: spesso, quasi senza rendercene conto, il nostro atteggiamento è quello utilitaristico. Pensiamo, più o meno volontariamente, solo al nostro tornaconto.
    E’ impossibile, penso, trovare purezza nelle nostre azioni: non è di questo mondo.
    Ma ne dobbiamo essere consapevoli e sforzarci di essere sinceri con noi stessi.
    Nell’umiltà e nella conoscenza del limite, troveremo il Signore accanto a noi.

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  5. silvia coter

    “Silenzio! Ascoltate questo…”

    “così si meraviglieranno di lui molte genti;
    i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
    poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato
    e comprenderanno ciò che mai avevano udito.” Is 52,15

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