venerdì 26 febbraio

di | 25 Febbraio 2016

trinità Marco 2,18-22

 18 I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

 Commento

I discepoli di Giovanni Battista digiunano perché attendono lo sposo. I farisei digiunano per rispettare la legge di Mosè, i discepoli di Gesù non digiunano perché lo sposo, il messia, è con loro e perché la legge di Mosè è come superata nella nuova alleanza che è la grazia. Gesù siede a mensa con i peccatori perché questi, nel loro peccato, sanno gustare e comprendere l’amore di Dio che è grazia e perdono. I farisei nel loro legalismo ignorano l’amore di Dio, ignorano che tutto è grazia e di conseguenza pensano di conquistarsi il perdono attraverso il merito che è fatto di buone opere come il digiuno. La grazia è il vestito nuovo che non può essere attaccato sulla legalità, la nuova alleanza segnata dall’amore e dal perdono è il vino nuovo, che non può essere versato in otri vecchi, nella vecchi alleanza. Noi sediamo da credenti ad un banchetto nuziale, che narra il desiderio di Dio di fare comunione con l’uomo. È un banchetto di chi crea intimità di vita. Il banchetto di Dio parla dell’amore folle con cui Dio ci ha amati. Per questo non possiamo digiunare, perché dobbiamo vivere e celebrare questo amore folle di Dio nei nostri confronti. Allora il discepolo non è colui che fa delle pratiche, ma colui che  impara a conoscere e a vivere di questo amore di Dio; il discepolo dice sì a chi da sempre gli ha detto sì e prova ogni giorno a vivere in comunione con il suo Signore.

 Preghiamo

Preghiamo perché ogni forma di amore possa conoscere la fedeltà

3 pensieri su “venerdì 26 febbraio

  1. Elena

    Proprio con un sogno di fedeltà mi sono svegliata questa mattina…
    La fedeltà non può essere un obbligo, ma una scelta, non può essere una convenzione sociale piena di apparenza, ma un desiderio quotidiano di appartenenza. Lo stesso per la fede cristiana. Non mi posso dire credente solo perché sono stata battezzata. L’aderenza al Signore, nonostante la difficoltà e le cadute, si sceglie in tutte le piccole azioni quotidiane, è uno stile di vita, non una somma di rituali vuoti, ipocriti. Un giorno mi verrà chiesto con quanto amore avrò vissuto ogni giorno della vita, come ho speso i doni offerti, quanto ho dedicato alla vita, in tutte le sue forme, della mia vita. Non posso credere che mi verrà chiesto uno sterile conteggio di aderenza al culto o alle leggi della religione. Gesù, lo sposo , è presente in una forma che domina le leggi antiche e le asserve all’uomo, non viceversa. E voglio credere che ogni azione mossa da amore profondo, valga più di un digiuno per tradizione.
    Elena

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  2. sr.Alida

    “Vino nuovo in otri nuovi “Gesu’ è fgedele ed è con loro,non digiunano perchè è presente,e perchè ha superato il vecchio testamento ,lo completa con il nuovo. Il perdono e la grazia ci danno nuovi orizzonti,e il quotidiano può ritrovare la sua speranza…Il vestito vecchio dei farisei ,la loro legalità non permette alla grazia di lavorare in noi.Se ci sappiamo peccatori ma credenti e amati ,non solo praticanti ,al banchetto nuziale,c’è un posto per noi.Perdonati e amati riamare,vivere ogni giorno come grazia come dono .PREghiamo per l’amore fedele ,rendici così :fedeli.

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  3. sr Rita

    Che fatica a capire qual è il tessuto nuovo che non si può collocare sul vestito vecchio e viceversa. Questa mattina in cappella ho intonato un canto che si concludeva con l’Alleluia. Quando mi sono accorta mi sono fermata, mentre una sorella ha continuato a cantare e alla fine ha detto: ma non è peccato cantare l’alleluia, anche se siamo in quaresima. E’ un esempio piccolissimo per dire come non è facile essere liberi, attenti al presente, al di là delle norme e convenzioni. Nelle cose più importanti è certamente più difficile fare la differenza.
    Condivido un particolare della nostra vita, qui.Siamo a venerdì: lunedì comincia la scuola per le ragazze delle medie e ancora non sappiamo se a scuola ci sarà il posto, se dovremo cercare altrove…perché hanno soppresso alcune classi e i vari collegi ad oggi non hanno le risposte del ministero. Domenica tornano qui le adolescenti nella nostra casa dopo le vacanze e noi ancora non sappiamo dove andranno a scuola. Dopo aver fatto la spola un’infimità di volte nelle varie segreterie dobbiamo aspettare ancora oggi pomeriggio, per sentirci dire, magari che non c’è posto? A me la pazienza è scappata da tempo, ma il presente è questo e con questo ho a che fare.

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