venerdì 22 settembre

di | 21 Settembre 2017

scala di giacobbeGen 32,3-22                                        

 3 Giacobbe al vederli disse: «Questo è l’accampamento di Dio» e chiamò quel luogo Macanaim. 4 Poi Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom. 5 Diede loro questo comando: «Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono stato forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad ora. 6 Sono venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di schiavi e schiave. Ho mandato ad informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi occhi». 7 I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: «Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini». 8 Giacobbe si spaventò molto e si sentì angosciato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli. 9 Pensò infatti: «Se Esaù raggiunge un accampamento e lo batte, l’altro accampamento si salverà». 10 Poi Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò del bene, 11 io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio bastone soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono divenuto tale da formare due accampamenti. 12 Salvami dalla mano del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini! 13 Eppure tu hai detto: Ti farò del bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare, tanto numerosa che non si può contare». 14 Giacobbe rimase in quel luogo a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra mano, di che fare un dono al fratello Esaù: 15 duecento capre e venti capri, duecento pecore e venti montoni, 16 trenta cammelle allattanti con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli. 17 Egli affidò ai suoi servi i singoli branchi separatamente e disse loro: «Passate davanti a me e lasciate un certo spazio tra un branco e l’altro». 18 Diede questo ordine al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano davanti?, 19 tu risponderai: Del tuo fratello Giacobbe: è un dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue». 20 Lo stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i branchi: «Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo troverete; 21 gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue». Pensava infatti: «Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza». 22 Così il dono passò prima di lui, mentr’egli trascorse quella notte nell’accampamento.

Commento

Giacobbe ha ancora una cosa da fare, un conflitto aperto da sanare: quello con il fratello Esaù. Dopo anni al servizio di Labano ritorna ricco e carico di beni. E vuole incontrare suo fratello il quale gli viene incontro con 400 uomini per vendicarsi di tutto il male che Giacobbe gli ha fatto. Giacobbe si nasconde nella notte e prova paura. Al di là della strategia che Giacobbe mette in atto io ci leggo questo: egli  reagisce “facendosi piccolo”. C’è una regola aurea nella grande tradizione cristiana: il dono di Dio bisogna in certo modo celarlo, l’abito splendente dell’elezione divina deve essere coperto e protetto dall’abito della penitenza e della povertà: altrimenti ci si espone all’invidia e all’assalto del maligno! E poi vi è una preghiera di affidamento: Giacobbe nella paura prega. Consideriamone i passaggi di questa preghiera. Giacobbe fa innanzi tutto memoria davanti a Dio dei doni che da Lui ha ricevuti, culminanti con il comando di ritornare al paese d’origine.  Ora però Giacobbe domanda di essere salvato, perché la sovrabbondanza del dono lo espone appunto alla bramosia e forse allo spirito di vendetta di suo fratello, dal quale il Signore lo deve liberare. Infine Giacobbe ricorda le promesse di fecondità e di moltiplicazione che da Dio ha ricevute, e che sarebbero vanificate se il fratello lo annientasse insieme alla sua famiglia. Giacobbe fa tutto il possibile per preparare al meglio l’incontro con i fratello.  Il momento più alto di questa preparazione dell’incontro è quanto Giacobbe trasforma la sua proprietà in dono per il fratello; si tratta di una quantità enorme di beni che passano davanti a Labano. La sintesi di tutto sta in queste parole: “lo placherò con il dono che mi precede” e “il dono passò prima di lui”. Così fa sempre il Signore in tutta la storia della salvezza: il suo dono precede la rivelazione di Lui. E così deve essere per chi il dono lo ha ricevuto da Lui: deve farne non una sua autoaffermazione di superiorità, o una legittimazione di dominio e di imposizione, ma appunto un dono fatto a chi ci vive accanto, o magari pensa di camminarci contro. Insomma la vita ricevuta in dono da Dio, va ridonata.

Preghiamo

Preghiamo per don Claudio e la sua comunità parrocchiale.

4 pensieri su “venerdì 22 settembre

  1. . Elena

    Mi ritorna alla mente la parola gratuità. Tutto abbiamo ricevuto, giacché nasciamo assolutamente nudi. Molto possiamo aver guadagnato e ottenuto con la nostra forza, l’intelligenza, il nostro lavoro, o la scaltrezza, ma in principio tutto ci è stato donato e nulla veramente ci appartiene. Gratuità allora è rimettere in gioco ciò che si è ricevuto, farne dono a nostra volta. Mi risuonano le parole di Gesù: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Così ciò che si ha acquista davvero valore e anche ciò che è piccolo diventa grande. Il dono precede l’uomo e l’uomo è piccolo davanti al dono di Dio.
    Preghiamo per la comunità di don Claudio e affidiamo al dono del Signore mia sorella Silvia.

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  2. Luca

    Nella parola di oggi leggo l’invito, che spesso la nostra cultura ha ostacolato, a coniugare concretezza e spiritualità, preghiera e intraprendenza, affidamento e rimboccarsi le maniche.
    Le nostre comunità e ognuno di noi propende più per l’uno o per l’altro: Giacobbe ci insegna che la preghiera di affidamento non è un attesa che Dio operi al posto nostro, ma un chiedere di far luce sulle nostre vicende umane x agire al meglio.

    Una preghiera x don Claudio e per tutti gli adolescenti

    Buona giornata a tutti!

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  3. sr.Alida

    Ciò che attira la mia attenzione oggi è questo farsi piccola e affidarsi alla Sorgente dell’amore …Essergli riconoscente,ridonare non per paura ,ma per relazioni belle …di ascolto e di dono …Sono sempre in debito ,con chi vive accanto ,con quanti conosco , con gli altri .. con la Chiesa ,con il mondo .Mi unisco alle nostre intenzioni …

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  4. sr Rita

    Così il dono passò prima di lui. Fossimo capaci di farci sempre precedere dal dono. L’incontro con le persone, che siano amiche o ostili, ha bisogno di generosità, di affetto, di riconoscimento. Il dono che ci precede è segno della grandezza di Dio che apre i cammini, che appiana le vie, che entra nel cuore di chi desideriamo raggiungere o con cui volgiamo riconciliarci. Sia benedetto il nome del Signore.

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