venerdì 15 febbraio

di | 14 Febbraio 2019

giobbe Giobbe 39

[1]Sai tu quando figliano le camozze
e assisti al parto delle cerve?
[2]Conti tu i mesi della loro gravidanza
e sai tu quando devono figliare?
[3]Si curvano e depongono i figli,
metton fine alle loro doglie.
[4]Robusti sono i loro figli, crescono in campagna,
partono e non tornano più da esse.
[5]Chi lascia libero l’asino selvatico
e chi scioglie i legami dell’ònagro,
[6]al quale ho dato la steppa per casa
e per dimora la terra salmastra?
[7]Del fracasso della città se ne ride
e gli urli dei guardiani non ode.
[8]Gira per le montagne, sua pastura,
e va in cerca di quanto è verde.
[9]Il bufalo si lascerà piegare a servirti
o a passar la notte presso la tua greppia?
[10]Potrai legarlo con la corda per fare il solco
o fargli erpicare le valli dietro a te?
[11]Ti fiderai di lui, perché la sua forza è grande
e a lui affiderai le tue fatiche?
[12]Conterai su di lui, che torni
e raduni la tua messe sulla tua aia?
[13]L’ala dello struzzo batte festante,
ma è forse penna e piuma di cicogna?
[14]Abbandona infatti alla terra le uova
e sulla polvere le lascia riscaldare.
[15]Dimentica che un piede può schiacciarle,
una bestia selvatica calpestarle.
[16]Tratta duramente i figli, come se non fossero suoi,
della sua inutile fatica non si affanna,
[17]perché Dio gli ha negato la saggezza
e non gli ha dato in sorte discernimento.
[18]Ma quando giunge il saettatore, fugge agitando le ali:
si beffa del cavallo e del suo cavaliere.
[19]Puoi tu dare la forza al cavallo
e vestire di fremiti il suo collo?
[20]Lo fai tu sbuffare come un fumaiolo?
Il suo alto nitrito incute spavento.
[21]Scalpita nella valle giulivo
e con impeto va incontro alle armi.
[22]Sprezza la paura, non teme,
né retrocede davanti alla spada.
[23]Su di lui risuona la faretra,
il luccicar della lancia e del dardo.
[24]Strepitando, fremendo, divora lo spazio
e al suono della tromba più non si tiene.
[25]Al primo squillo grida: «Aah!…»
e da lontano fiuta la battaglia,
gli urli dei capi, il fragor della mischia.
[26]Forse per il tuo senno si alza in volo lo sparviero
e spiega le ali verso il sud?
[27]O al tuo comando l’aquila s’innalza
e pone il suo nido sulle alture?
[28]Abita le rocce e passa la notte
sui denti di rupe o sui picchi.
[29]Di lassù spia la preda,
lontano scrutano i suoi occhi.
[30]I suoi aquilotti succhiano il sangue
e dove sono cadaveri, là essa si trova.

Commento

Dio continua il suo discorso accettando la sfida avanzata da Giobbe; scende a fare la sua deposizione nel processo cui l’uomo sofferente l’ha convocato. L’incontro avviene nella cornice di una tempesta, ma non si tratta di una teofania giudiziaria come si attendevano gli amici sapienti. Dio ha finalmente accettato il dialogo dando così  un’imprevedibile virata alla logica della retribuzione che riteneva il sofferente sempre peccatore. Dio pronuncia due discorsi articolati in strofe grandiose dalle quali emerge il mondo delle meraviglie cosmiche (terra, mari, astri, costellazioni, aurore, leoni, ibis, gazzelle, asini, bufali, cavalli, struzzi…). Giobbe è un pellegrino stupito tra questi misteri di cui egli non sa sondare che qualche particella microscopica, mentre Dio li percorre con la signorilità distaccata del sovrano onnisciente ed onnipotente. Genere sapienziale e genere giudiziario s’intrecciano nella deposizione che da interrogatorio rivolto a Dio si trasforma in requisitoria di Dio indirizzata all’uomo. Dio da accusato diventa giudice supremo ed intoccabile. E’ ovvio che di questo testo altissimo non posso percorrere tutti gli aspetti e le questioni esegetiche. Ma in questo inizio di risposta di Dio vi è la risposta al problema della sofferenza e la prima risposta è questa: questo tema, la sofferenza è grande, misteriosa e complessa e l’uomo Giobbe è così piccolo per comprenderne il significato. La prima risposta di Giobbe è proprio questa: si rimane sulla soglia della sofferenza, non si ha in mano la chiave di interpretazione del tutto.

Preghiamo

Preghiamo per don Sergio

3 pensieri su “venerdì 15 febbraio

  1. sr rita

    La descrizione che Dio fa degli animali e dei loro riti la dice lunga sulla sua conoscenza. Dio conosce bene ciò che è uscito dalle sue mani. E chi conosce ama. Immaginiamo come Dio ama Giobbe e ciascuno di noi, anche quando non capiamo il perché di certi eventi.

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  2. Anonimo

    È molto bello questo passaggio…
    A momenti sembra che Dio ponga distanza fra Sé e l’uomo, fra il Creatore e la creatura. È come se ci riportasse alla realtà della vita, in cui tutto può accadere senza che se ne comprenda la ragione. In effetti è questa la nostra realtà, eppure, la Sua presenza è sempre percepibile. Dio c’è, sta sempre nella relazione con l’uomo anche se lo lascia libero di vivere la propria vita nel bene e nel male. Nel brano di oggi aleggia un forte senso del legame e della libertà che, tuttavia, da esso scaturisce… si percepisce una forza sovrana della vita e della bellezza di ogni creatura e di ogni evento contro cui l’uomo, essere piccolino, può davvero poco o nulla. Che lezione di vita!
    Insegnaci, Padre, ad amare e ad accogliere la vita nella sua complessità e bellezza, nella sua fatica e nella sua gioia perché i nostri giorni e le nostre azioni si nutrano costantemente dell’amore e della libertà che vi abitano.
    Prego per don Sergio e per tutte le persone che attraversano la fatica del vivere.

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  3. sr Alida Pirola

    Giobbe pellegrino nel cammino e nel pensiero rimane sulla soglia del mistero della sofferenza e della vita ..di tutti i doni che la circondano ,come amore di dio che lo circonda ….Fà o Signore in ogni tempo possiamo ritrovarci in Te ,che ci ami …prego con voi per don Sergio e per l’umanità sofferente

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