un semplice ordine

di | 7 Maggio 2025

C’era una volta un orto e c’era una volta un orto ordinato. La parola ordine mi ha sempre fatto un po’ di paura, ci ho sempre lottato come parola che non mi piaceva. E questo per almeno due motivi. Il primo è che io sono poco ordinato e quindi quando penso all’ordine ho sempre dentro quel senso di un qualcosa che non è finito, a cui manca qualcosa, manca il mio ordine. Se poi mi guardo in giro un poco alla fine non sono proprio così disordinato. E poi perché la parola ordine la collego a quell’ordine che è frutto di disciplina, di rigore, di ordine che non ammette pensieri diversi, che non ammette altro che l’ordine che viene proclamato; questo mi fa più paura ancora del mio disordine personale. E c’era una volta quell’orto che nella sua fantasia permetteva di leggerci dentro un ordine, non imposto da qualcuno, non costruito da qualcuno che metteva in chiaro tutto. Non so se si può dire così: un ordine che nasceva dalla fantasia di ciascuno, un ordine fantasioso, che in sé è come un ossimoro, una contraddizione. Infatti, come posso tenere insieme ordine e fantasia? sembrano due cose che non stanno insieme. eppure quell’orto del c’era una volta un orto, conosceva la fantasia, la maestria di chi sapeva inventarsi cose di tutti i tipi per mandare avanti un pezzo di terra. E nello stesso tempo quell’orto del c’era una volta, in questa fantasia che generava cose nuove e che generava vita, alla fine ne usciva, grazie a questo generare, un pezzo di terra bello e ordinato. Ho sperimentato questa cosa al Polaresco dove abbiamo realizzato come coop una mostra di disegni del nostro Davide in collaborazione con una classe del caniana. Ne è uscita una cosa ordinata, ma carica di fantasia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.