udito

di | 2 Luglio 2020

Oggi i ragazzi del cre erano più agitati del solito. Uno di loro di 4 elementare mi dice il motivo di questa agitazione: dopo 4 mesi che sono in casa ce lo meritiamo. E fino a qui nulla da eccepire. Questi ragazzi hanno bisogno di riprendere una vita sociale. Ma la cosa più faticosa è il fatto che si ritorna in qualche modo ad una vecchia abitudine: il gridare, il parlare ad alta voce, il sovrapporre le parole gli uni sugli altri. Insomma non ci si ascolta. Siamo tornati come prima: la mamma che dice al figlio ascoltami, il marito che dice alla moglie ascoltami e viceversa. La maestra, l’educatore, il giovane, il prete tutti dicono ascoltami. E alla fine diciamo che nessuno ci ascolta.  Anche io faccio fatica ad ascoltare, al limite riesco a percepire i suoni, riesco a mettere insieme dei discorsi e quando non capisco mi faccio rispiegare, ma credo che l’udito va ben oltre.  L’udito permette di  percepire i suoni, non conosco i meccanismi per cui i suoni alla fine diventano e sono percepiti come parole. Ma non siamo ancora al cuore del problema.  Il vero nocciolo del problema è un ascolto attento e rispettoso, che coglie le parole dell’altro senza giudicarle, amandole. Chi ascolta non ha bisogno di dare tanti consigli, perché chi ascolta bene lascia all’altro la facoltà di ascoltarsi da sé. Io ascolto l’altro, io sento l’altro e lui nel mio sentirlo, impara a conoscere se stesso. Qualcuno ha detto: “Dio ci ha dotato di due orecchie, ma soltanto di una bocca, forse per dirci di ascoltare due volte più di quanto si parla.” Direi che non ha torto! Questa affermazione racchiude una grande verità: quanto sia importante e necessario ascoltare! La grande preghiera quotidiana di Israele comincia sempre con: “Shemà Israel, ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno.” Per gli Ebrei, lo Shemà l’ascolto  è il loro credo. Credo nell’ascolto. Prima di tutto c’è da fare una distinzione fondamentale tra: UDIRE e ASCOLTARE. L’udire si svolge a livello fisiologico della funzione uditiva, attraverso le orecchie e si attua anche senza o, addirittura, contro l’intenzione e la volontà della persona. L’ascoltare va oltre alle funzioni sensoriali delle orecchie: richiede l’ATTENZIONE VOLONTARIA di ciò che sto ascoltando. Richiede la volontà  di ascoltare. Ma credo che l’ascolto vero richiede il coinvolgimento di tutta la persona. Richiede la capacità di sentire con l’orecchio interiore che è il nostro cuore. Nell’ascoltare, quando è vero, vi è come il desiderio di conoscere meglio l’altro. A volte ascolto di fretta, perché ho fretta. A volte ascolto partendo dai pregiudizi, quello lì è fatto così e da lui possono solo uscire quelle parole. secondo un frammento di Eraclito gli uomini sono incapaci di ascoltare e di parlare. Siamo messi bene! Ma credo che Eraclito non avesse torto. Parliamo di mille cose, ascoltiamo mille cose, ma quale è il nostro alfabeto che compone le parole e che ascolta le parole? a volte non abbiamo un alfabeto, altre volte sono luoghi comuni, altre volte ancora sono parole al vento, poche volte sono parole dette e ascoltate dal cuore. In un passaggio del nuovo testamento si chiede di prestare attenzione a chi si ascolta, a ciò che si ascolta, a come si ascolta.  Per ascoltare l’altro devo fare silenzio in me stesso e ascoltare ciascuno in modo unico. E per noi questo ciascuno ha i volti e i nomi precisi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. L’ascolto non è un movimento generico o standard, ma si deve adattare a ciascuno, si deve personalizzare: l’altro non è solo il destinatario del mio parlare o del mio comportamento, ma vi dà una forma, altrimenti restiamo nella violenza, nell’“io sono così” e niente e nessuno mi può cambiare.  E poi imparo ad ascoltare l’altro nel suo corpo, nella sua postura, nei suoi segni. Credo che l’ascolto è complicatissimo, ma non rimandabile in un tempo come il nostro dove le persone necessitano di un sacco di ascolto.

Un pensiero su “udito

  1. Miriam

    ” Chi si ascolta… Cosa si ascolta… Come si ascolta…” per me sono la chiave di tutto. Nella mia fatica di ascoltare gli altri ( per lavoro tantissime persone… in famiglia… conoscenze…) e farmi ascoltare dagli altri, vado avanti giorno per giorno pensando … esatto proprio cosi… cercando comunque pensieri positivi e guardando senza giudicare. Mi ri-trovo in una dimensione di silenzio che mi aiuta a riflettere e a volte ad avere serenità. Il silenzio personale favorisce anche l’empatia con altre persone… avanzando con l’età lo si apprezza sempre di più. Mi accorgo tuttavia che siamo sempre più individui che persone.

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