tenere stretto

di | 29 Novembre 2021

Ogni tanto scruto il blog di don Alessandro Dheò. Prete bergamasco che vive in Lunigiana.  Nella presentazione trovo scritto così: Sono prete dal 2006. La Parola di Dio è mia compagna di viaggio, la leggo e la condivido da innamorato. Da un po’ di tempo vivo in Lunigiana, in una casa in un bosco, vicino a un eremo. Prego, cammino, accolgo, ascolto, celebro, vivo. Scrivo. Ecco che cosa vorrei tenere stretto. Prima di tutto la parola di Dio che ormai commento quotidianamente da quasi 10 anni, e che condivido con gli amici su un blog. È vero, la parola di Dio è compagna di viaggio. La lectio divina quotidiana che poi traduco in un commento è ormai necessaria come il pane quotidiano. Come don Alessandro Dheò (tra l’altro porta il mio stesso nome… magari è un segno) sono innamorato di questa parola anche se non sono uno studioso, un esegeta. Ma soprattutto amo condividere questa parola quotidiana con chi vuole. È la prima cosa che voglio tenere stretta nella mia vita. non deve mai mancare; una lettura breve, fedele, incarnata nella vita di tutti i giorni, una parola che non è soluzione ai problemi, ma compagna di viaggio e luce che illumina un percorso. Quando sono diventato prete tanti anni fa pensavo di conoscerla la parola di Dio, l’aveva letta tutta, l’avevo anche studiata bene, almeno così pensavo. Poi mi sono accorto negli anni che la ricchezza di questo libro mi era come in gran parte sconosciuta e più la leggo più mi rendo conto che il mistero si svela, ma si insieme si aprono sempre nuovi orizzonti, si aprono sempre nuove prospettive. Avevo la mia bella bibbia di Gerusalemme con tutte le mie note, si rovinava  per l’uso. Allora la facevo rilegare, una, due, tre volte, fino a quando si è disfata del  tutto e il buon rilegatore mi dice è meglio che la compri nuova. Mi è dispiaciuto un sacco. Ne ho presa una nuova, sempre la bibbia di Gerusalemme. È ho ricominciato a leggerla tornando a segnare tutte le mie note. Ecco la parola di Dio è una di quelle cose che tengo strette, che mi porto sempre dietro, che non mollo mai. Rimpiango di non avere studiato la lingua della sacra scrittura, il greco e l’ebraico, ma ai tempi ero giovane e non avevo grandi passioni per queste cose. La bibbia è un intreccio di umano e di divino, di storia sacra e di storia profana, di sentimenti e di ragionevolezza. È un intreccio bellissimo se hai la pazienza di seguire i fili di questo intreccio. E allora tengo stretto questo intreccio che mi ha preso il cuore. Condivido e sento profondamente mie le parola di Erri de Luca, un non credente che tutti i giorni legge la bibbia nella sua lingua originale: l’ebraico antico. Queste parole dicono così: “Nel corso degli anni quel libro è diventato la mia intimità. Salgo le sue pagine ad ogni risveglio, spengo su di esse la luce, le percorro come i campi che sono fermi eppure mutano a passi di stagione. Questa frequentazione è tutta l’autorità di cui dispongo di quello che ho scritto» si come prete tengo stretto la parola sacra.

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