Questa faccenda del tempo che cambia e provoca disastri a causa della mano dell’uomo, mi ha fatto riflettere molto se ancora oggi possiamo pensare che esiste una forma di spiritualità che in qualche modo può aiutare a cambiare prospettiva. Detta così la questione è posta male perché, visto quello che succede nel mondo sembra che non esista più nessuna forma di spiritualità. In questa logica facciamo presto a dedurre che tutto finisce male, che non c’è più un minimo di spiritualità. Non mi pongo su questo versante perché è troppo scontato e a volte troppo giudicante. soprattutto nei confronti dei giovani. loro non hanno una spiritualità e quindi il mondo andrà male. non mi piace quesat prospettiva. Mi pongo invece su questo versante. “ A me non è stato insegnato a pregare, ma a recitare preghiere”. Questa affermazione è tratta da un libro di Rita Bichi e Paola Bignardi, Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità, e fa parte di una delle cento interviste fatte a giovani che hanno lasciato la chiesa. Interessante: non mi hanno insegnato a pregare, ma a recitare preghiere. questo giovane vuol dire forse che non gli è stata insegnata l’arte di una spiritualità, ma solo la possibilità di recitare preghiere? non lo so, ma l’affermazione è forte e dice che la spiritualità non è una formula da imparare a recitare, ma è un qualcosa che sta nel profondo del cuore e che siamo chiamati a coltivare come un’arte raffinata. Forse non è vero che i giovani non vivono una spiritualità, forse è vero il fatto che non siamo stati in grado di accompagnare persone, giovani e adulti non a recitare preghiere, ma ad esercitare quell’arte della vita interiore che è la spiritualità di ciascuno e che, se coltiva con cura, può produrre anche la possibilità di un agire che cambia questo mondo. Avendo insegnato come recitare preghiere e non a pregare i giovani sono andati da altre parti a cercare una loro spiritualità. Cercherò di continuare per quanto riesco queste brevi riflessioni.