storie intrecciate

di | 6 Agosto 2022

La storia di oggi è in realtà un intreccio di tante storie. Storie di giovani, di adulti, di preti. Non ho quasi mai abitato da solo. Con amici, con preti, con famiglie, con obiettori e via dicendo. Per un po’ di tempo ho fatto tutto questo per motivi miei, per non essere da solo, per non vivere da solo. Capivo benissimo che la vita comune non è questa cosa qua, è ben altro. Ma io sentivo il bisogno di non vivere solo e quindi mi circondavo di persone attorno a me. Direte che non è cosa buona fare così, ma credo che in qualche modo anche questo è stato di aiuto a me e ai tanti con cui ho vissuto insieme per crescere e arrivare a motivazioni ben più nobili e importanti per pensare alla vita comune. E poi con quasi tutte le persone con cui ho abitato alla fine un legame si è creato. Un’amicizia è rimasta e tutti siamo maturati lentamente nella consapevolezza che la vita comune, la fraternità è cosa affascinante e difficilissima insieme.  e quindi alla fine sono state tutte belle storie. Quello che ha dato la svolta è stata la vita comune con don Roberto. Lì non era più solo questione di non vivere da solo, lì ho messo in gioco tutto e tutto me stesso. In quegli anni ho capito che la vita comune è una cosa che è indipendente dal servizio che facevo. È come se una coppia, una famiglia fa dipendere la propria vita famigliare dagli impegni di ciascuno e modella la vita sugli impegni. A volte succede, ma questa non è vita fraterna. Con don Roberto ho capito che la vita fraterna ha una sua autonomia, una sua specificità rispetto a tutto il resto. È un valore in sé, è un valore aggiunto. È stata una bellissima storia quella con don Roberto e tutti gli amici che giravano per casa. Ogni tanto mi domando se può essere replicabile, se può essere un modello per la vita di noi preti. Per tanto tempo ho pensato che poteva essere un modello, in realtà oggi mi dico che quella con don Roberto è stata una storia unica e quindi non replicabile. Non solo perché lui era malato, ma perché lui era così e io ero così, due persone diverse che hanno provato a fare vita comune e con una punta di orgoglio posso dire che ci siamo riusciti. Non è un modello replicabile, ma tutti dovremmo provare a pensare a forme di fraternità. Oggi non cerco più persone con cui vivere insieme perché mi sento solo, ma perché la ritengo la sfida del futuro della chiesa e del mondo. bella storia la vita fraterna

2 pensieri su “storie intrecciate

  1. Valerio

    Grazie don Sandro per le belle storie di questi giorni e di questa bellissima di oggi. Io non ho convissuto direttamente con don Roberto ma riesco a percepire e a sentire profondamente quello che tu racconti cioè il senso e l’atmosfera di fraternità che si respirava alla comunità, che mi manca infinitamente e il.solo ricordo mi da’ grande emozione e commozione. La cosa più bella , e questo anche grazie a te, è che fa ormai parte profondamente di me e mi accompagna sempre.

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  2. Patrizia Rota

    Sempre grazie don Sandro per le tue riflessioni e testimonianze! Mi aiutano a riflettere. È vero quello che dici: la chiesa ha bisogno di fare esperienze di fraternità, forse in questo modo…. Cambierebbe qualcosa.. in meglio.

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