La foto porta il titolo di tramonto piani di Artavaggio. Ma non mi ha colpito per il titolo o per il tramonto. È un’altra la cosa che mi ha preso nella foto. La camminata solitaria di quell’uomo. Sicuramente qualcuno è lì vicino a lui. Namas quello della cascina, che io mi ricordi non ha mai sofferto di solitudine, era sempre in mezzo agli amici. Il Namas quello della creazione era solo e allora ha creato prima l’universo e poi l’uomo e così ha vinto la sua solitudine. Io non mi sento solo, sono circondato da amici buoni e veri. Un grazie a chi passa per casa in questi giorni e ci sta aiutando in mille modi diversi nella ristrutturazione. un grazie a chi ci incoraggia in questo lavoro. Quella foto mi dice che esiste un’altra solitudine, che è inevitabile. Lui sta lì in bilico, c’è anche un po’ di neve, magari rischia di scivolare. Niente di pericoloso, ma bisogna comunque stare attenti. Io credo che è di questa solitudine che noi tutti soffriamo. Quella di stare in bilico con le nostre scelte. Noi aspettiamo sempre qualcuno che magari scegla per noi, ed invece no. Quando si tratta di scegliere dove andare, cosa fare siamo soli. Possiamo consultare gli amici i quali possono rimanere accanto a noi, ma alla fine sono io che decido dove mettere il piede per il passo successivo. È questa la solitudine che mi pesa un sacco. Quella del dovere scegliere. Quando scelgo rischio di sbagliare il sentiero, rischio di mettere un piede sbagliato. Don Roberto lo sapeva benissimo di questa cosa: della solitudine di dover scegliere. Ma aveva coraggio e ci provava. Io ho un po’ più di paura e allora a volte mi lascio trascinare da altri e rimango con la mia nostalgia di non essere arrivato in fondo alla mia scelta, magari con il rischio di inciampare. A volte mi dico: meglio stare con gli amici che scegliere da solo e così non vivo pienamente soddisfatto di me. Guardo alla foto tramonto ai piani di Artavaggio e mi dico: scegli anche se in solitudine.