sociale

di | 1 Maggio 2020

Abbiamo definito la regola del distanziamento sociale. Come tutte le definizioni sono perfettibili. Questa mia riflessione nasce da un bell’articolo che ho letto su avvenire e sulla quale ieri ho cercato di misurarmi con le mie piccole attività quotidiane. Qualcuno di voi potrà pensare che si tratta di una questione banale quella che sto per descrivere adesso, ed invece per me non lo è. Ho già parlato della distanza, oggi parlo del “sociale”.  L’uomo è un animale sociale che determina il suo vivere, il suo pensiero e il suo agire proprio dallo stare in società. Il buon Robinson Crouse non aveva bisogno di regole, di valori, di confronti perché su quell’isola  era solo, almeno per un certo periodo.  Ma chi vive con gli altri, in società, costruisce un modo di vivere determinato da valori, cultura, economia, religione, leggi, relazioni. Già questo mi fa pensare che la distanza sociale non esiste, perché altrimenti verrebbe meno l’essenza della vita: la relazione. Invece di distanza sociale non possiamo parlare di distanza fisica, intensa come l’impossibilità in questo periodo di fare in modo che i nostri corpi si avvicino troppo? E questo è oggi è uno dei modi per costruire il futuro di una società. La distanza “fisica” ci aiuta a pensare al futuro della società perché mi aiuta a vivere il rispetto verso l’altro. Avevo già scritto che vi è una vicinanza amicale, del cuore. Ma oggi voglio aggiungere qualche parola che non parla della distanza, ma del sociale. Il primo atto per vivere una società nuova è quello, almeno fino a quando sarà necessario, di rispettare quelle regole che ci verranno chieste. Questo è il modo più semplice, ma più rispettoso per incontrare l’altro. Ritengo che oggi il vivere in società, rispettando la distanza fisica richiede un enorme sforzo non di cose da fare, ma di cose da pensare. Oggi è il tempo in cui la società e l’uomo sociale pensa al futuro. Attenzione non pensa da solo, ma in comunità, insieme. I temi su cui riflettere per il futuro sono tutti quei temi che fanno la società, compresi i temi religiosi. Pensate a piccoli gruppi a video conferenze, a letture condivise che aprono orizzonti per il futuro. E poi vi è un tema che non può essere dimenticato dentro questa distanza fisica, il tema dell’inclusione sociale. come posso avvicinare il malato, il povero, l’anziano, il bambino, come posso pensare di tener dentro nel vissuto della società queste categorie che sono sempre a rischio di esclusione e non di inclusione? Vedete che non esiste la distanza sociale! Quando siamo distanti non c’è società. La distanza sociale mi fa venire in mente l’egoismo e l’indifferenza, la vicinanza sociale invece mi ricorda la comunionalità e la fraternità. La distanza sociale fa parte del vecchio vocabolario che ho messo in soffitta, la vicinanza sociale mi dice un nuovo vocabolario che sto iniziando a sfogliare. Poi dovremo vivere la distanza fisica per rispetto dell’altro.

Un pensiero su “sociale

  1. sr Alida

    Se c’è un pensiero comune ,per il bene mi sembra di cogliere che non c’è distanza ….questo consola ed accresce in noi l’amore per gli altri e per la vita se ci pensiamo bene ,grazie don .

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