silenzio da ubriacatura

di | 6 Febbraio 2021

Ho provato l’ubriacatura da vino. Ti fa venire il mal di testa e poi io rimanevo in silenzio, muto e stanco, con il corpo che voleva solo stare tranquillo e la mente un poco annebbiata. Devo al mio amico Titta se oggi di quell’ubriacatura conservo un vago ricordo e un po’ di paura. Il mio amico Titta se ne sta tranquillo in paradiso e siccome era un grande sciatore me lo immagino intendo a grandi sciate. L’ho trovato una mattina in casa sua quando ero parroco a San Gallo. Sono entrato dal tetto di casa e l’ho trovato sul divano ormai con gli occhi spenti. Una siringa li vicino e niente di più. eppure era anche lui amato da Dio. Lui in quel periodo accompagnava me al cat di Zogno e io accompagnavo lui a quello di San Giovanni Bianco. Ci siamo aiutati e stimati come fratelli. Non è di questa ubriacatura che voglio parlare. Anche se ci sarebbe molto da raccontare. Magari lo farò un altro giorno. Ieri è stata l’ubriacatura da mille cose da fare che mi ha alla fine ridotto al silenzio. La sera mi ero messo in testa di leggere un libro di Sergio Quinzio: il silenzio di Dio, ma proprio non ce l’ho fatta. Forse è meglio dire che l’ubriacatura che mi ha ridotto al silenzio non è stata per le mille cose da fare, ma per la confusione delle mille cose da fare. anzi, meglio ancora delle mille cose che volevo fare e che non ho fatto, perché ne ho fatte altre mille che non volevo fare. compreso un censimento dell’istat su come e dove e quanto e poi ancora in che modo abbiamo utilizzato il terreno a Rosciano. Ubriacatura perché quando è così non capisco più niente, mi sento con la testa a pezzi e con il corpo che reclama silenzio. Quando è così provo a fare una cosa e poi ne salta fuori un’altra. Provo a mettere in fila le cose che si devono fare, ma non stanno proprio in fila. Provo a cambiare cosa da fare ma un’altra salta fuori per caso. E non c’è niente da fare. la giornata funziona così punto e basta. non è una lamentela la mia, non è nemmeno una confusione mentale, ma è proprio come un’ubriacatura che ti riduce al silenzio. E nel silenzio di un’ubriacatura delle mille cose che sono passate come un uragano in una giornata voglio rimanere. Chissà magari la nuova giornata porterà un silenzio pacifico che farà passare la sbornia delle mille cose non fatte.

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