sguardo dall’interno

di | 15 Luglio 2021

Bel tempo, brutto tempo, arriva il cre, non arriva il cre, che cosa facciamo se viene e se non viene? All’aperto come lavoriamo e se piove che cosa facciamo? Voi direte: ma questi sono tutti matti. Ed invece è la giornata tipo. Non ditemi che voi siete così capaci di programmare tutto che alla fine non vi viene qualche dubbio. Se ci riuscite fatemelo sapere come si fa e cercherò di imparare. Non so se questo tipo di questione può rientrare nel genere conflitto; diciamo che più che conflitto queste sono questioni legate alla capacità di decidere e di agire. Ma anche queste questioni possono generare conflitti. Il motivo è semplice ciascuno nella propria diversità pensa di risolvere e di agire in modo diverso. In genere possiamo dire che qualsiasi situazione umana può generare conflitto. Il tutto proprio dovuto alla diversità. Anche la semplice questione di decidere come fare in caso di bel tempo o brutto tempo può generare confitto. Un modo semplice per risolvere la questione è quella di delegare ad uno solo la decisione, ma anche in questo caso si genera un conflitto. Non si vuole che uno solo comandi, ci vuole condivisione e partecipazione, nello stesso tempo lascio decidere agli altri. Quindi tutto può generare conflitto. Esso è presente perché siamo tutti diversi, perché la diversità che fa parte del nostro essere umani che ci porta a pensare e ad agire in maniera a volte conflittuale. Nemmeno i migliori credenti sono esenti dal conflitto. Ieri dicevo che il vero problema non è il conflitto in sé, ma il cosa fare nel conflitto, come agire. Oggi aggiungo un particolare: entro quali limiti contenere i conflitti? Se non si impara a contenere il conflitto alla fine tutte si rovina. Un modo per contenere il conflitto è quello di ammettere che ad un certo punto ci si può come arrendere all’altro. Invece di solito preferiamo non mollare mai su un’idea, la cavalchiamo fino a sfinire l’altro. Forse conviene imparare a mutare lo sguardo sull’altro, da uno sguardo non dico di rabbia, ma sicuramente di sfida, ad uno sguardo di ascolto attento. Perché non trasformare il conflitto in una domanda: perché non riusciamo a capirci? che sentimenti porto con me di fronte a quanto l’altro dice e fa? Cosa dice quel conflitto di me e dell’altro? Che cosa dice di noi questa situazione. Trasformare il conflitto in occasione di crescita reciproca, partendo dalle domande che esso suscita. Ma non è ancora finita.

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