sabato 4 febbraio

di | 3 Febbraio 2023

Esodo 15,12-21

12Stendesti la destra:
li inghiottì la terra.
13Guidasti con il tuo amore
questo popolo che hai riscattato,
lo conducesti con la tua potenza
alla tua santa dimora.
14Udirono i popoli: sono atterriti.
L’angoscia afferrò gli abitanti della Filistea.
15Allora si sono spaventati i capi di Edom,
il pànico prende i potenti di Moab;
hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan.
16Piómbino su di loro
paura e terrore;
per la potenza del tuo braccio
restino muti come pietra,
finché sia passato il tuo popolo, Signore,
finché sia passato questo tuo popolo,
che ti sei acquistato.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
18Il Signore regni
in eterno e per sempre!”.
19Quando i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare. Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze. 21Maria intonò per loro il ritornello:
“Cantate al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare!”.

Commento

Il canto diventa al femminile. Il faraone con il suo grande esercito, con la sua corazzata di cavalli e cavalieri si impantana nel mare giunchi. Troppo complicato per un’armata troppo pesante attraversare un mare che si apre per un attimo e che poi lascia solo fango e poi si richiude. E così l’esercito del faraone viene inghiottito e perisce. Bisogna essere leggeri per attraversare il mare e il deserto. E qui entra in gioco il cantico di Myriam, la sorella di Mosè. Canta un ritornello che è facile da imparare a memoria, perché tutti nei secoli lo possano ricantare a memoria dell’avvenimento: “Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare!”. Si canta con un tamburello e con la danza, per rendere tutto più gioioso, festoso. E quando si danza vuol dire che tutto il corpo partecipa alla gioia. È la prima volta che la parola sacra parla di una danza, chissà quante volte è successo prima di quell’occasione, ma la bibbia ha conservato questa parola danza proprio per il momento del passaggio, della liberazione, dell’ingresso nel deserto di Sur quasi a dire che ci vuole un’occasione speciale per aprire le danze. Bello veder danzare, ma più bello ancora è veder danzare una donna e per di più anziana. Questa danza, infatti è la danza della gioia, della gratuità, del grazie per le meraviglie di Dio. Potrebbe essere interessante aprire una riflessione su come si danza oggi e se questa danza è segno di gioia, di gratuità, di gratitudine. Io mi fermo qui.

Preghiamo

Preghiamo per la pace

Un pensiero su “sabato 4 febbraio

  1. Elena

    La danza è espressione di gioia e di vita. I miei figli ridono quando danzo, ma per me , donna e anche di una certa età, danzare è sempre espressione di sentimenti e di emozioni legati indissolubilmente alla vita. E danzo liberamente. La danza è libertà! Non mi importa codificare una danza, costringerla a passi sempre ben definiti, come non mi importa che tipo di danza sia. La danza è liberatoria, è spontaneo movimento che esprime con tutto il corpo cosa si vive e come si vive. Ce lo insegnano i bambini…
    Anche la danza è un dono. Anche la danza è un grazie!
    Prego con voi per la pace e per la vita.

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