sabato 4 aprile

di | 3 Aprile 2020

Lc 19,11-27     

11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. 12Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. 18Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. 20Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. 22Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. 24Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. 25Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. 26“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

Commento

La parabola di Luca delle dieci monete d’oro ha diversi livelli di significato. Storicamente allude a come i sovrani erodiani della Palestina viaggiavano spesso a Roma per assicurarsi un’autorità regale. In particolare Archelao andò al cospetto di Cesare Augusto cercando per sé stesso il regno del suo padre defunto Erode il Grande. Come nella parabola, i Giudei inviarono a Roma una delegazione per chiedere che la dinastia erodiana fosse destituita. Gesù invece sottolinea il senso di responsabilità, la corretta risposta ai doni ricevuti. Si aspetta che i suoi discepoli compiano il loro dovere nel tempo della sua assenza terrena: la paura di sbagliare non è una scusa accettabile per assecondare la pigrizia e la mancanza di produttività. La moneta d’oro è la possibilità offerta a ciascuno di noi di corrispondere liberamente e responsabilmente all’amore misericordioso infinito di Gesù. Ognuno di noi, indipendentemente dalla quantità dei doni ricevuti, ha la possibilità di accogliere la misericordia a lui donata. Come? Accettando di amare, cioè di non tenere per sé quello che è e che ha, nascondendolo « in un fazzoletto ». Accettando liberamente di lasciarsi convincere dall’amore di Gesù, rivivendo questo amore nella sua propria vita.

Preghiamo

Preghiamo per tutti noi perché possiamo rispettare le regole che ci sono state chieste in questo periodo.

3 pensieri su “sabato 4 aprile

  1. sr rita

    E pensare che i talenti ci sono dati per la nostra realizzazione e felicità……E noi li consideriamo pesi che Dio ci ha buttato sulle spalle, per questo è facile nasconderli e rimanere pigri e tristi… IL signore ci renda un poco saggi.

    Rispondi
  2. sr Alida

    I talenti o il talento che ognuno di noi riceve….sono un dono del Suo amore di Padre in Gesù Preghiamo perchè li riconosciamo come tali e perchè ci sia la gioa di trafficarli per il nostro bene e dell’intera umanità .Con la saggezza e l’umiltà del bene comune.

    Rispondi
  3. Elena

    Mi piace moltissimo questa parabola perché la vedo “fruttare” tutti i giorni in molte persone che mettono in gioco le proprie abilità-dono per il bene di tutti. Sì, c’è anche chi ha il braccino corto, chi ha paura di stancarsi troppo o di perdere e perdersi troppo se condivide ciò che ha ricevuto, ma sostanzialmente vedo nella mia vita tante persone meravigliose, ognuna nella sua specificità, mettere in comune ciò che sono! I talenti sono doni fecondi! Preghiamo per mio cognato Stefano, che non si sente bene e per le nostre tante miserie e tirchierie.

    Rispondi

Rispondi a sr rita Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.