sabato 27 febbraio

di | 26 Febbraio 2021

Giobbe 23

1 Giobbe prese a dire:

2«Anche oggi il mio lamento è amaro
e la sua mano pesa sopra i miei gemiti.
3Oh, potessi sapere dove trovarlo,
potessi giungere fin dove risiede!
4Davanti a lui esporrei la mia causa
e avrei piene le labbra di ragioni.
5Conoscerei le parole con le quali mi risponde
e capirei che cosa mi deve dire.
6Dovrebbe forse con sfoggio di potenza contendere con me?
Gli basterebbe solo ascoltarmi!
7Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
8Ma se vado a oriente, egli non c’è,
se vado a occidente, non lo sento.
9A settentrione lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a mezzogiorno e non lo vedo.
10Poiché egli conosce la mia condotta,
se mi mette alla prova, come oro puro io ne esco.
11Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;
12dai comandi delle sue labbra non mi sono allontanato,
ho riposto nel cuore i detti della sua bocca.
13Se egli decide, chi lo farà cambiare?
Ciò che desidera egli lo fa.
14Egli esegue il decreto contro di me
come pure i molti altri che ha in mente.
15Per questo davanti a lui io allibisco,
al solo pensarci mi viene paura.
16Dio ha fiaccato il mio cuore,
l’Onnipotente mi ha frastornato;
17ma non è a causa della tenebra che io perisco,
né a causa dell’oscurità che ricopre il mio volto.

Commento

Giobbe risponde alle parole dell’amico Elifas. Mentre risponde all’amico è come se non parlasse con lui, ma direttamente con Dio. Egli espone all’amico e indirettamente a Dio tutta la sua vita. Giobbe parla con Elifas ma in realtà lui è alla ricerca di Dio. Il suo vero interlocutore è Dio. Gli amici lo hanno frastornato. Con Dio è disposto quasi a litigare pur di conoscere la verità. Sembra un linguaggio offensivo ed invece è una testimonianza purissima di amicizia, di appartenenza a Dio, di intimità con il Dio vivente. Giobbe è convinto che se riesce in qualche modo a parlare con Dio, ad esporre la sua causa al Dio vivente, quel Dio non può far altro che dare ragione a Giobbe. È come se dichiarasse che Dio non è contro di lui ma a sua favore. Per Giobbe Dio non è un essere pronto solo a giudicare il peccatore e a premiare il giusto. Per lui la prima grande qualità di Dio è la sua capacità di ascoltare la sofferenza umana. quindi se Dio sa ascoltare così il soffrire umano può anche capire il dolore dell’uomo. È molto bella questa visione che Giobbe ha di Dio. Non un giudice, ma uno che ascolta. Non un Dio severo, ma che invece sa mettersi nei panni dell’uomo. Giobbe è così sincero nel presentarsi e fiducioso nel trovare accoglienza presso Dio. D’altra parte Giobbe ha bisogno di Dio. Dio non è un’entità superiore ed astratta. Sì, sovrano, Onnipotente, ma al di sopra. Giobbe ha bisogno di Dio e ha bisogno di un contatto vivo, urgente, diretto con lui.

Preghiamo

Preghiamo per Carlo

3 pensieri su “sabato 27 febbraio

  1. Elena

    Bella questa pagina, sì coglie tutta l’intimità di Giobbe con Dio, la sua fiducia, il suo amore incondizionato. Possa anche il nostro credere avere la stessa sincerità e profondità!

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  2. sr Alida

    Bella si questa ricerca e fiducia di Giobbe in Dio, questo riconoscere che Dio è a suo favore… Preghiamo Carlo e Monica, e famiglia.

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