sabato 18 novembre

di | 17 Novembre 2018

giobbe - francesco bettiGiobbe 6,1-20

[1]Allora Giobbe rispose:

[2]Se ben si pesasse il mio cruccio
e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura…
[3]certo sarebbe più pesante della sabbia del mare!
Per questo temerarie sono state le mie parole,
[4]perché le saette dell’Onnipotente mi stanno infitte,
sì che il mio spirito ne beve il veleno
e terrori immani mi si schierano contro!
[5]Raglia forse il somaro con l’erba davanti
o muggisce il bue sopra il suo foraggio?
[6]Si mangia forse un cibo insipido, senza sale?
O che gusto c’è nell’acqua di malva?
[7]Ciò che io ricusavo di toccare
questo è il ributtante mio cibo!
[8]Oh, mi accadesse quello che invoco,
e Dio mi concedesse quello che spero!
[9]Volesse Dio schiacciarmi,
stendere la mano e sopprimermi!
[10]Ciò sarebbe per me un qualche conforto
e gioirei, pur nell’angoscia senza pietà,
per non aver rinnegato i decreti del Santo.
[11]Qual la mia forza, perché io possa durare,
o qual la mia fine, perché prolunghi la vita?
[12]La mia forza è forza di macigni?
La mia carne è forse di bronzo?
[13]Non v’è proprio aiuto per me?
Ogni soccorso mi è precluso?
[14]A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici,
anche se ha abbandonato il timore di Dio.
[15]I miei fratelli mi hanno deluso come un torrente,
sono dileguati come i torrenti delle valli,
[16]i quali sono torbidi per lo sgelo,
si gonfiano allo sciogliersi della neve,
[17]ma al tempo della siccità svaniscono
e all’arsura scompaiono dai loro letti.
[18]Deviano dalle loro piste le carovane,
avanzano nel deserto e vi si perdono;
[19]le carovane di Tema guardano là,
i viandanti di Saba sperano in essi:
[20]ma rimangono delusi d’avere sperato,
giunti fin là, ne restano confusi.

Commento

Ed ecco la prima risposta di Giobbe. Ovviamente egli non accetta il discorso dell’amico Elifaz. Egli si sente giusto e sa di non avere commesso errore. Quindi per Giobbe non vale il principio della retribuzione che dice che il bene fatto riceve ricompensa e il male fatto solo castighi. E così, dopo aver ribadito la profondità dell’abisso nel quale è sprofondato, Giobbe inizia un’amara e stupenda riflessione sull’amicizia e sulla solitudine dell’esistere: «I miei amici sono incostanti come un torrente, come l’alveo dei torrenti che scompaiono: sono torbidi per il disgelo, si gonfiano allo sciogliersi della neve, ma al tempo della siccità svaniscono e all’arsura scompaiono dai loro letti. Gli amici svaniscono nel tempo della sventura. Li cerchiamo, e come una carovana che lascia la pista battuta nel deserto in cerca di quelle oasi che in passato erano ricche di acque dolci, andiamo da loro arsi dalla sete del dolore e della solitudine, ma dopo la lunga corsa troviamo solo alvei vuoti di torrenti pieni di sassi.  Siamo soli nei grandi attraversamenti della vita; in mezzo a quelle acque tumultuose nessuna compagnia può affiancarci e pareggiarci. Nemmeno la mano più cara che stringerà la nostra nell’ultimo guado della vita potrà seguirci fino alla fine della lotta, quando, con la sola nostra mano mendicheremo la benedizione finale.

Preghiamo

Preghiamo per Giorgio

2 pensieri su “sabato 18 novembre

  1. srAlida

    Quale è la mia forza che io possa durare? Una sola: riaffidarsi ,a Dio e ricominciare….Sia questa la nostra convinzione ,in ogni evento triste o lieto del nostro cammino …perchè questo sia forza per molti e per Giorgio preghiamo

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  2. . Elena

    Nelle disgrazie più devastanti, nelle quali perdiamo tutto e di più, ci chiediamo perché siamo ancora in vita, cosa ancora ci aspetta… nulla può consolare delle perdite più dolorose, nulla più ci sembra giusto. Giudichiamo persino Dio. Forse non c’è un perché, un per come…. gli amici non ci possono consolare e aiutare. Questo viaggio è nostro e solo nostro! Ti chiediamo, Signore, la forza per affrontare ciò che non comprendiamo, la solitudine unica compagna, il futuro incerto. Ti chiediamo il coraggio di riuscire ad andare avanti nel buio e nella paura.
    Preghiamo per Giorgio, per le intenzioni che portiamo nel cuore, per Maria e la sua famiglia, per Mounir.

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