ritrovare un tavolo

di | 3 Giugno 2021

Oggi sono stato a pranzo con la mia famiglia per provare a festeggiare la cresima di mia nipote. Aveva fatto la cresima mesi fa, ma allora non si poteva fare festa, non si poteva andare al ristorante, anche solo per un semplice pranzo. Oggi ci siamo riusciti. Un semplice pranzo. Ogni nucleo famigliare su un tavolo rigorosamente a distanza. È andato tutto bene.  Ma quei tavoli a distanza… intanto è ancora così. Credo che tra le tante cose che dobbiamo saper ritrovare è un tavolo che ci fa sentire famiglia. Ho una piccola paura: che quando tutto sarà tornato come prima (praticamente adesso) quel tavolo che ci aveva fatto ritrovare tutti attorno durante questi mesi, tornerà a sentire il peso dei turni: chi mangia prima, chi mangia dopo, chi non viene a tavola per lavoro, chi non vuole venire a tavola perché preferisce mangiare in camera. Vorrei ritrovare il tavolo attorno a cui tutti ci sediamo per il pranzo e la cena. Ma non sarà così. Ricordo il tavolo dell’agro, tutti insieme con don Roberto rigorosamente al suo posto. Era un tavolo trasformista: tavolo per il pranzo, tavolo per la riunione, tavolo per messa, tavolo per il giocare a carte, tavolo per discussioni. Quel tavolo non c’è più. a Rosciano ne abbiamo messo uno. Non è proprio così trasformista, ma ci manca poco. Resisto in quell’idea che tanti dichiarano strana di rimanere  a tavola fino a quando abbiamo finito di mangiare. Resisto perché ciascuno appena finito di mangiare vorrebbe alzarsi. Ritrovare un tavolo è un po’ ritrovare quel senso di famiglia che rischiamo di perdere ogni giorno. Famiglia allargata, famiglia naturale, famiglia di altro tipo, famiglia di chi vive in comunità. un noi contro un io. Ecco che cosa dobbiamo ritrovare. L’idea di un tavolo come di una sinfonia che mette insieme, integra le diversità. Non è facile perché io so che voglio fare il solista e suonare lo strumento migliore, e essere applaudito più degli altri, ma questo modo di fare non è ritrovare un tavolo, ma spaccare un tavolo. Non è facile anche perché tante volte su quel tavolo nascono rivalità, conflitti, competizioni. Io non ho paura di tutto questo, perché so che questo è l’umano. io temo di più l’io che pensa di risolvere tutto. Temo di più l’incapacità di mettere in gioco un noi. Non siamo un Io, io sono un Noi” Avere consapevolezza di essere una “comunità di persone” impone di auto comprendersi come un “Noi”. Ciascun individuo, in quanto è persona, è un “Noi”. Da solo, è dentro di sé una trama di relazioni buone e infinite. Ritrovare il tavolo del noi, contro la solitudine dell’io.

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