A domande di senso servono risposte di senso. Partiamo dall’idea che la vita suscita domande, la natura, il creato suscita domande, l’umanità suscita domande. Mi sembra che questo sia abbastanza scontato. Viviamo di domande. Il tema vero è trovare risposte e magari risposte condivise. Il nostro orto suscita tante domande su come funziona, su come va coltivato. Il tema è trovare risposte e magari risposte condivise. Ai tempi si diceva che nell’orto uno solo comanda, magari quello che ha più esperienza, in genere il più anziano. Oggi si usa una terminologia diversa, ma il senso rimane quello; oggi si parla di responsabilità che viene affidata ad uno solo. Anche qui in genere la responsabilità viene data al più esperto che è anche il più anziano. Qui da noi si è deciso che la responsabilità dell’orto è data in mano al più giovane. È vero che il nostro giovane ha esperienza nei lavori dell’orto, ma è pur sempre il più giovane. Io quando vedo certe cose mi trattengo, perché è il giovane che ha in mano la responsabilità. Comunque l’orto suscita domane e dobbiamo trovare risposte. Il modo più semplice è questo: siccome io sono il responsabile decido che si fa così. Decisione chiara, ma mai condivisa. Poi c’è l’altra strada quella di un’apparente condivisione che funziona più o meno così: ci si siede, si pone il problema, si discute un attimo e si decide. Poi quando vai nell’orto ti accorgi che il responsabile ha fatto ancora di testa sua. Una condivisione delle risposte apparente. E poi c’è il tentativo di raccogliere e attuare una risposta condivisa. Dalle nostre parti cerchiamo di fare così. Ma vi garantisco che è complesso. Anche solo per un motivo: l’orto come la vita del resto in alcuni momenti ha bisogno di decisioni rapite e immeditate. E allora come coniugare decisioni condivise e rapidità di decisioni? Bella domanda.