Risalgo la valle Seriana fino al passo della Presolana. Poi da li a piedi fino alla baita Cassinelli per il ricordo annuale degli amici che non ci sono più e che hanno amato la montagna. Una semplice passeggiata. Ma carica di ricordi. Sono solo in macchina e salgo tranquillo. E tanti ricordi mi vengono alla mente. Il prato dove mio papà ci portava a sciare. Non c’erano molti soldi in casa e quindi si faceva tutto con gli sci sui piedi, senza impianti di risalita. Si saliva con gli sci ai piedi e si scendeva sempre con gli sci ai piedi. Poi la curva girava a sinistra e si risaliva la val del Riso. In pratica facevamo un bel pezzo di estate a Gorno. Un cre a Sforzatica il secondo a Gorno. E poi su verso la Presolana. Ricordo che con gli amici c’era l’avventura annuale in bici fino a Schilpario: Dalmine -Schilpario. E arrivato in cima al passo guardando verso la val di Scalve il ricordo delle vacanze con la parrocchia a Barzesto. E poi risalendo la valle verso baita Cassinelli si apre il panorama sulla Presolana. Un anfiteatro bellissimo, carico di ricordi e i racconti del don Roberto sulla regina delle orobie. Ridiscendo verso Bergamo e mi prende un po’ di nostalgia per quei tempi semplici, ma avventurosi, incasinati ma con un loro fascino tutto particolare. Ero ragazzo e mi sentivo come lanciato in mille avventure, in mille sogni. Mi sentivo uno con tutto. Ero una cosa sola con i miei sogni, le mie passioni. Ci credevo allora che potevo fare tutto, ma ci credevo davvero. Oggi guardo non con rimpianto quei giorni, forse solo con uno sguardo più realistico, di uno che sa che non può far tutto, che tanti miei sogni si sono persi per la strada. Non è una nostalgia malinconica, ma è la consapevolezza che oggi non sono più un uomo unificato attorno a dei sogni come lo ero allora. Quella risalita verso il passo della Presolana mi ha messo dentro la consapevolezza che il tempo è passato e che non è più l’ora del sogno, ma l’ora della stabilità. Così inizia la regola di San Benedetto: Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno, in modo che tu possa tornare attraverso la fatica dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per la pigrizia della disobbedienza. Oggi non ho bisogno di risalire una valle per provare nostalgia di un tempo. Oggi non ho bisogno di risalire una valle per sognare. Oggi ho bisogno di risalire una valle per tornare a Colui da cui mi sono allontanato. Questa è la mia lotta interiore, la mia lotta spirituale, questa è la mia scala verso il cielo.
Leggendo quanto detto della Presolana mi viene in mente che se sono vivo lo devo a don ALDO MORANDI che nel tempo delle vacanze estive era solito andare in montagna, Lui e io soli, partendo nel buio mattutino da Vilminore di Scalve anticipando il sorgere del sole. Avevamo deciso di andare in cima al monte Gleno. Giunti quasi in cima nell’attraversare un canaletto coperto di neve (risultato poi coperto di uno stratto di neve che nascondeva il fondo di ghiaccio) in mezzo io scivolo e cadendo sulla schiena ho preso velocita. Don Aldo era distante sotto di me si è tuffato su di me , mi gridò” tenta di metti dritto in piedi e abbracciati dopo una decina di metri ci siamo fermati A UNA VENTINA DI METRI UN GROSSO MASSO CHIUDEVA LA STRISCIA DI NEVE.
Al rientro, fermati alla chiesetta della frazione Meto (Vilminore) don Aldo celebrando la messa, ringrazio la MADONNA per l’aiuto ricevuto.
Questa meditazione mi ha riportato alla mente una frase di Herman Hesse che ho spesso meditato.
” Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile.
Ma non esiste un sogno perfetto.
Ogni sogno cede il posto ad un sogno nuovo, e non bisogna volerne trattenere alcuno.”