riciclo

di | 25 Novembre 2021

Arriva Enrico, lo spazzacamino, pulisce il camino e poi prepara  la stufa a pellet nella stanza appena sistemata dai muratori. L’idea è quella di scaldare una stanza bene e le altre accendere il riscaldamento quando servono, il tutto per risparmiare un pò. Almeno così si spera. Alla fine mi dice che quella stufa non è più a norma secondo i nuovi valori energetici e quindi andrà cambiata. Ci sono anche gli incentivi statali, e con questi quasi la prendi gratis. Era la vecchia stufa che stava nella casa di don Roberto, aveva fatto il suo bel servizio alla cascina e pensavo di riciclarla a Rosciano.  Prendo tutte le vecchie cartucce del toner della macchina delle fotocopie le porto per vedere se possono essere ricaricate ed invece sono da buttare perché è un modello vecchio. A parte la questione del vecchio che mi da fastidio, un vecchio  che non è più a norma mi da proprio fastidio, magari si può parlare di un vecchio da riciclare. E poi prendo il mio vecchio telefono e lo voglio riciclare per la cooperativa, tanto non ne facciamo un grande uso. Ma non si può perché per gli smartphone e in generale per tutti gli elettrodomestici si parla di obsolescenza programmata. Alla faccia del riciclo. All’agro avevamo macchinari vecchi, sono da buttare, avevamo piante vecchie sono da tagliare. Tutto deve essere nuovo. Alla faccia del green. Mi sa che ci stanno ancora un volta facendo passare per green una grande operazione commerciale. Cambiare tutto per prendere tutto green, ecologico. Il problema è che il paradigma economico non cambia. Non c’è economia circolare, non c’è riciclo, non c’è riuso. Non puoi aggiustare perché non va bene. All’agro si aggiustava tutto fino all’ennesima potenza e quando si buttava via qualcosa lo si faceva con dignità. Io qui a Rosciano vivo la lotta quotidiana del risistemare, del non rompere le cose, del riciclare. Manca quella cosa compriamola nuova. Si è rotta quell’altra cosa compriamola nuova … ma ci rendiamo conto che non cambia niente? Che lo scarto aumenta sempre di più? Guardo la mia stufa a pellet, vecchia e non secondo i parametri ambientali di ultima generazione, intanto te ne stai li a scaldare, poi quando ci sarà un vero riciclo o un vero riuso ci penseremo. Ne parlo con un amico e mi dice: puoi mandarla nei paesi poveri. Doppia idiozia rispondo io. Prima idiozia: in tanti paesi poveri non serve la stufa a pellet servono cibo, medicine, vaccini, scuola. Seconda idiozia perché ai paesi poveri diamo sempre il nostro scarto. Riguardo la mia stufa a pellet e poi lascio salire dal cuore un pensiero: la delusione grande di coprire con una parola come green un nuovo modo di produrre e di fare commercio. La delusione grande che il vero paradigma di un economia di comunione, un economia sociale, una economia circolare è lontana dalla nostra mente e dal nostro cuore. lasciatemi riciclare la mia vecchia stufa a pellet, è vecchia ma non è da buttare.

Un pensiero su “riciclo

  1. Valerio

    Sono profondamente d’accordo con questi tuoi pensieri. Anch’io infatti spesso mi trovo a discutere e a volte a litigare su queste questioni, sulla tecnologia che pare risolva tutto e soprattutto su questo metodo di buttare per il nuovo, che poi dura poco. Ma comunque mi ricordo che anche prima negli anni 70 trovavi nei posti (tipo triciclo di oggi)delle cose bellissime soprattutto mobili che la gente buttava perché vecchi e non più di moda. Io ho ancora comodini, como’ cassettiere presi la’ e pagati pochissimo e poi un po ‘ restaurati. Alla fine di tutte le discussioni i miei amici risolvono dicendomi che io sono ” vecchio “: appunto!! Grazie sempre della tua parola quotidiana e buona giornata

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