rewind

di | 4 Agosto 2021

Non mi dice molto la parola rewind, è semplicemente riavvolgere il nastro. Ci penso su un po’, ma non vedo che cosa posso riavvolgere. Tiziana mi ha portato il giornalino parrocchiale di Presezzo e trovo delle mie foto di quando ero giovane e senza barba. E poi la foto al lago Titicaca quando celebro la messa. Anche Berbenno mi consegna il giornalino e ci sta una foto scattata in montagna forse durante una gita del cre. Per pura coincidenza mi arrivano altre foto di gite in montagna, piuttosto che di celebrazioni tra i monti. arriva anche un messaggio del tipo la tua storia sa un po’ di omg (operazione mato grosso).  Tutto è arrivato così per caso. Non posso fare a meno di pensare a quel tasto rewind, riavvolgere. Riavvolgo il nastro di una vita e in quelle foto ritrovo pezzi di me e pezzi di tante persone con cui ho condiviso tante vicende. Non sento semplice nostalgia per quei giorni passati, sono andati. A volte sono stati giorni belli, intesi; altre volte giorni incerti, di ricerca, di scontro, di incomprensione. So che tutto è dovuto al mio carattere, alla mia persona. Non sono di carattere facile, come dice  mia sorella sono un testone e questo può essere una buona qualità, ma diventa anche un grande difetto. Anna mi dice che partirà per Santiago de Compostela. E ancora una volta parte il riavvolgimento del nastro: santiago, Roma, Assisi e poi altri pellegrinaggi ancora. E le toccate e fuga in montagna. Si partiva prestissimo, una corsa veloce e poi il ritorno per sera. Avevo un po’ più di forza allora. E la ricerca dei monasteri, degli eremi, delle esperienze particolari. Un anima in pena, o forse un anima in ricerca. Riavvolgo il nastro, ma il nastro stranamente si riavvolge sul tempo presente. Riprovo a fare memoria, ma ritorno all’oggi. Il passato è come se fosse un tempo andato, c’è stato, è stato inteso, ma è andato. Ritrovo dei vecchio cd, quando ancora si usavano: dire straits, pink floyd, guccini,… tempi andati. Oggi è quiete. Mi basta un pezzo di terra, una preghiera silenziosa, un incontro fraterno, gli amici. Mi sono calmato. E basta così. Non riavvolgo più niente. Mi accontento del tempo  presente. Tutti ad un certo punto scrivono la loro biografia, o la fanno scrivere ad altri e quando le leggi mi viene da sorridere: sono tutte uguali: la famiglia di origine, una passione, un sport, la crisi e la rinascita. Non ho bisogno di scrivere niente, scrivo pensieri quotidiani per sperare e aiutare a sperare. Riavvolgo il nastro ed un pensiero mi viene:  tutto quello che ho fatto non mi può dividere da me stesso, da Dio, dai fratelli e sorelle. Perché la mia storia e il mondo che ho incontrato sta dentro di me come dono che  ha placato le mie ferite e i miei tumulti. Quando cerco di amare non  c’è nostalgia, ma il gusto di una parola e di volti che ogni giorno mi cambiano la vita. Riavvolgo il nastro e so che cambio ogni giorno.  

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