presepio vivente

di | 24 Dicembre 2021

Quando ero giovane curato ed anche dopo per qualche anno amavo preparare dei presepi viventi che sembravano dei recital. Niente di professionale, niente che avesse la pretesa di essere un’opera d’arte. Sicuramente erano momenti belli, coinvolgenti, che coinvolgevano un sacco di persone. Il tutto veniva rappresentato intorno al 6 gennaio quasi a conclusione del periodo natalizio. Si facevano in chiesa e raccoglievano un buon numero di persone. Ho un bel ricordo di quei presepi viventi che avevano il gusto di essere realizzati da gente comune come noi, ma che si dava da fare un sacco. Oggi sono cambiato, sono cambiati i tempi. Ma soprattutto sono cambiato io. Non credo di aver dentro le motivazioni per organizzare questi presepi viventi. Non so nemmeno se è il tempo giusto. Oggi guardo ad altri presepi viventi. Sono presepi che hanno una sacralità unica, universale, una sacralità che non è teatro, ma vita, che non cantano nenie natalizie, ma che gridano il dolore dell’umanità. Non sono presepi che hanno costumi, recite, e scenografie preparate per l’occasione e poi messe in un magazzino ben sapendo che l’anno dopo non venivano riutilizzate in nessun modo.  Chi sono allora i presepi viventi che vorrei non mettere in scena, ma narrare come storie vere? Sono i ragazzi che si fermano in cooperativa qualche ora in più con un volontario per preparare un dolce da portare a casa. Sono le suore, i volontari, i mediatori che ogni giorno spendono il loro tempo nel carcere. Sono tutti gli uomini i buona volontà che stanno sulle linee di frontiera per raccogliere profughi. Sono tutti i profughi che fuggono dai loro paesi, sono il mar mediterraneo e i confini dell’Europa e del mondo dove sono ammassati i migranti. Sono i medici, gli infermieri e tutti coloro che curano i malati. Sono le madri e i padri che aspettano il ritorno del figlio. Sono tutti coloro che non hanno casa, lavoro. Son tutte le donne che subiscono violenza o tutti coloro che sono offesi e picchiati perché diversi, omossessuali. Sono tutto il mondo che soffre. Tutti questi non li voglio rappresentare in una scenografia. Li voglio invece portare nel mio cuore. Forse oggi non mi cimenterei in un presepio vivente dalle belle scenografie, forse oggi mi fermerei in adorazione di tutta quell’umanità che soffre. non rinnego quel tempo dei presepi viventi, ma oggi sono cambiato.

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