prego. Altra parola da tenere stretta nel mio essere prete. Anche questa parola la trovo scritta nella presentazione di don Alessandro Dheò. Prego, c’è scritto solo così nella presentazione. Niente di più. Magari poteva essere bello sapere come prega. Ma non lo dice e non lo scrive, la sua preghiera rimane mistero. Del don Roberto sapevo bene come pregava. E visto che l’ho già raccontato non ci ritorno sopra. e poi forse non ho mai saputo bene come pregava, era il suo segreto notturno, la preghiera notturna. Invece vorrei davvero sapere come prega il don Alessandro dheò. Forse non è scritto nel suo blog perché la preghiera è segreta: prega il padre tuo nel segreto del tuo cuore e chi mostra o peggio ancora esibisce la preghiera diventa ipocrita. E allora lasciamo nel segreto la preghiera di Don Alessandro Dheò, teniamo nel segreto del mio cuore la preghiera di don Roberto e non vi dirò molto della mia preghiera. Anche io prego. Punto e basta. Però so che non basta e allora vi dico che la mia preghiera riflette la mia vita. quindi è costante, ma confusa, diciamo che riflette il mio vissuto, la mia storia, il mio sentire. La mia preghiera è poco formale, poco canonica. Mi domando se ci sono dei problemi. Io mi sento profondamente a mio agio. È faticosa la sfida quotidiana della preghiera, ma è affascinante. Ho scoperto che la preghiera non è un metodo, anche se sono partito da un metodo e a volte ci ritorno al metodo. Ho scoperto per esempio che la preghiera è come un intreccio costante tra anima, corpo, volontà, sentimenti e che non posso eludere da tutto questo se voglio pregare. La parola che più mi prende quando penso alla preghiera è imparare. Impara ogni giorno l’arte della preghiera, non pensare di essere arrivato, di saperla lunga, di sapere che ce la puoi fare. Impara e basta. Tengo stretto la preghiera da imparare, ma non quella a memoria. Imparo con la vita e con Dio a pregare, non ho niente da mettere a memoria. Forse un padre nostro, forse un ave maria e niente di più. la preghiera è come lo scorrere di un film, lil film della mia vita, scorrere la mente, lasciare che in qualche modo possa incontrare il divino che è in noi, che è attorno a noi. È un lavoro faticoso; la preghiera non richiede costanza, ma umiltà, cioè richiede l’umile costanza di chi sa di non essere mai arrivato alla vetta e allora cammina sempre con umiltà. Questa è la mia preghiera. Non dico niente di più, forse non ho detto niente della preghiera, ma prego nel segreto del mio cuore e tengo stretto quel movimento misterioso che mi porta al centro del mio cuore e in quel centro a volte intravedo il divino.