
Ripensando a quanto scritto ieri dichiaro che non so trovare la giusta misura tra dono, autonomia e tutto quel discorso di cui ho scritto ieri. E così non voglio girare il discorso da un’altra parte, voglio invece comprendere una questione che mi sembra significativa riguardo al tema dei poveri e della povertà. Nella lettera del papa, seppur bella e organica, non ho trovato esplicitazioni e concretizzazioni oppure prese di posizioni chiare riguardo alle scelte da fare. E questo un poco mi dispiace. Ed anche alla questione che pongo in queste righe non trovo grandi esplicitazioni nella lettera di papa Leone. Quello che voglio dire è che non è sufficiente una logica di assistenza nei confronti dei poveri, ma soprattutto una logica di giustizia nei loro confronti. È chiaro che a Gaza in questo momento se arrivano gli aiuti per sopravvivere va benissimo, non contesto questa cosa. Ma dove è poi la giustizia biblica nei loro confronti? Quella giustizia biblica che dichiara soprattutto nella lettura e nelle parole dei profeti che tutte quelle strutture distorte che impediscono al povero di avere giustizia per la sua condizione umana vanno eliminate. E qui la giustizia biblica non è la rivalsa o peggio ancora la vendetta del povero, ma è creare le condizioni perché il povero possa avere pari dignità con ogni persona e pari opportunità come tutti gli esseri umani. Interessante che Padre Romanelli, il parroco di Gaza dichiari che è importante che ci sia la tregua, che arrivino gli aiuti, ma poi aggiunge che ripartano le scuole per i ragazzi. Questo è abbinare assistenza necessaria e giustizia che mette al centro l’impegno nei confronti di quei ragazzi. Forse assistenza e giustizia sono due assi portanti delle medesima questione: la centralità del povero e della vita umana
La centralità del povero parte proprio nel far crescere bene i più piccoli e questo già si sa e si fa da sempre. Le scuole devono ripartire eccome, e i bambini hanno il diritto di ritrovarsi e ritrovare un senso di pace, fraternità e di stare insieme per crescere nel migliore dei modi, con la loro cultura e un po della nostra per avvicinarci e sentirsi parte del mondo che é più immenso di noi e di loro. Devono sentirsi accolti e protetti ma anche liberi di crescere come si sentono.