perdere senza un perchè

di | 26 Maggio 2021

Faccio un giro per tutto l’orto. devo tirare insieme delle foto per una relazione di un bando. Vedo proprio tutto. Piante, ortaggi, api. Tutto quanto è stato preparato, seminato e piantato. Vedo anche i gelsomini che cominciano a fiorire. Sono belli. l’insieme non mi sembra poi così male. Poi una persona che mi vede trafficare nell’orto e alle prese con una sciamatura di api, mi domanda se quello che faccio è da prete. Mannaggia dico io, non dovrò ricominciare ancora a spiegare tutto per l’ennesima volta! Va bene così, quello che faccio mi fa sentire prete! Visto che questo amico non ottiene molto chiedendomi se quello che faccio è da prete il dialogo si sposta  su un altro versante. Se non è il caso di lasciare questo genere di attività ai laici, per dedicarmi ad altro. questa cosa mi ha dato occasione di fare un ulteriore riflessione sul perdere, sul lasciare, e sul perché devo lasciare. Io non lascio le cose che non sono di mia competenza perché sono un prete e ci sono cose da laici e altre da prete. So che in molti di fronte a questa mia affermazione non sono d’accordo. Ma io insisto su questa strada. Lascio perdere non le cose che non mi sembrano da prete, ma che quelle che non so fare, per dedicarmi a quello che mi sembra anche solo vagamente di saper fare. è inutile che io debba pensare di saper fare delle cose che non mi appartengono. Per scegliere le cose da fare e da non fare, da lasciare o da tenere, ultimamente non uso più come criterio quello del essere prete o laico. Uso il criterio del vangelo e dei talenti che il Signore mi ha regalato. Mi pare che questa è proprio una buona strada. Vorrei aggiungere un piccolo particolare che sa un po’ di polemica, ma fatta con simpatia: mi pare che alla fine di tutto noi buoni preti scegliamo quello che diciamo essere da preti, ma vogliamo avere come uno sguardo su tutto. E allora perché non scegliere secondo i miei talenti e lasciare ad altri secondo i loro talenti e magari tutti insieme fare squadra. Non mi sembra male come idea. Lascio con un perché, cioè lascio chiedendo il perchè delle cose che faccio e non faccio. Perdo e lascio andare non quello che non mi piace, ma quello che fatico a fare. rimango umilmente nella mia storia, non vado oltre. Con umiltà e pazienza. mi domando se questo criterio di scegliere, perdere e lasciare può essere buono e valido.

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