Sto preparando un piccolo progetto per la cooperativa da proporre alle scuole. Non sono un esperto progettista, ma ci provo. Tema: i paesaggi da abitare. Ricordo che quando ero piccolo mi era stato regalato un libro sull’ambiente. Parlo di 40 anni fa, quado nessuno parlava di ambiente. Di quel libro, fatto di disegni e scritte, ricordo due particolari. Il primo una grande foto della terra vista dall’alto con sopra un cerotto, un cerotto vero. E poi una grande pagina dove si mostrava come la catena alimentare di tutti gli esseri viventi era tutta legata da un’unica corda vera, come a dire che siamo tutti legati tra noi. L’idea di una terra malata e dei legami tra di noi mi è rimasta. Nel mio girovagare tra montagne e altro mi sono appassionato non tanto ai record (quanto ci impiegavo a fare quel sentiero). Non potevo appassionarmi ai record perché non ne avevo la forza per farli e allora mi guardavo in giro e scrutavo tutto quello che si poteva scrutare. Dalle cose più piccole, come un fiore o un insetto fino alle cose più grandi come un ghiacciaio o una parete di montagna o un paesaggio infinito che si apriva all’orizzonte. Scrutavo e pensavo a quella terra ammalata e a quel legame che tutto unisce e che ci rende una cosa sola con tutto il creato. Oggi non soltanto scruto e penso, ma vorrei agire, creare belle storie dove tutto e tutti sono legati insieme e far capire che se uno sta bene tutti stanno bene, se uno è sfruttato tutti stanno male. Questo è successo a madre terra: qualcuno ha pensato e pensa di sfruttare altri e tutti alla fine stiamo male. E allora ecco il perché di un progetto sui paesaggi, per provare a fare gesti riparativi nei confronti di madre terra e di alleanze nuove segnate dalla cura e non dallo sfruttamento, dal dono e non dal profitto per il profitto. È un piccolo segno nei confronti di madre terra e di tutti gli umani che la abitano soprattutto i più poveri.