mitezza e basta

di | 2 Settembre 2021

Insisto su questa strada della mitezza. Mitezza senza tanti aggettivi o parole abbinate. Però mi colpisce un fatto. Mi chiedono di parlare del perché il cristiano è triste. Tema molto strano. Non mi era mai capitato. Il fatto è che questa parola non la vorremmo mai considerare. Forse vorremmo cancellarla dal vocabolario. Soprattutto secondo una concezione un poco fatalista, secondo cui Dio aggiusta sempre tutto, il cristiano non può vivere dei momenti di tristezza. Per lui vi è solo gioia smisurata e quando arriva la tristezza deve sempre in qualche modo nascondere la tristezza e parlare di gioia. Non mi appartiene una simile visione. Quando sono triste, sono triste punto e basta, quando sono contento sono contento punto e basta. E questo è un periodo faticoso, magari un po’ triste, magari un poco arrabbiato. Sono così e basta. Cerco di far passare il tutto, ma che fatica stare a galla quando il cuore rimanda solo segnali negativi. Che cosa c’entra la mitezza con tutto questo confuso discorso? Il salmo 90 recita così “come erba che spunta sull’alba, al mattino germoglia e fiorisce, alla sera è falciata e riarsa” e poi ancora: Dio insegnaci a contare i giorni, a cercare la sapienza del cuore e per finire e conferma la nostra impresa. All’uomo arrogante queste parole suonano vuote e inutili. All’uomo che sa tutto queste parole non servono. All’uomo che sentenzia su tutto e su tutti partendo dall’idea che tutto va male, queste parole del salmo non scalfiscono il cuore di un decimillimetro, ne rimane profondamente indifferente. E l’uomo moderno è anche questo. Invece all’uomo che coltiva saggezza e mitezza queste parole del salmo sono come un favo di miele stillante. Insegnaci a contare i giorni, sono come erba fragile, conferma la nostra impresa: ci vuole tutta la mitezza del mondo per vivere di queste parole. Si tratta di una mitezza umile, obbediente. Solo in questo modo, solo nella consapevolezza di queste parole del salmo io, don Sandro, riesco a vincere la mia tristezza. E quando non ce la faccio e rimango con un volto triste è perché sono arrogante,  uno che pensa di sapere tutto, uno che non sa contare i giorni e non sa affidarli a Dio. Ecco perché ci vuole tanta mitezza per vincere la tristezza, per superare i tempi difficili che arrivano dentro la vita di ciascuno. Tanta mitezza niente di più.

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