mercoledì 4 novembre

di | 3 Novembre 2015

home2Amos 7,1-9       

1 Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: egli formava uno sciame di cavallette quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura del re. 2 Quando quelle stavano per finire di divorare l’erba della regione, io dissi: “Signore Dio, perdona, come potrà resistere Giacobbe? E’ tanto piccolo”. 3 Il Signore si impietosì: “Questo non avverrà”, disse il Signore. 4 Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava per il castigo il fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna. 5 Io dissi: “Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? E` tanto piccolo”. 6 Il Signore se ne pentì: “Neanche questo avverrà”, disse il Signore. 7 Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un piombino in mano. 8 Il Signore mi disse: “Che cosa vedi, Amos?”. Io risposi: “Un piombino”. Il Signore mi disse: “Io pongo un piombino in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più. 9 Saranno demolite le alture d’Isacco e i santuari d’Israele saranno ridotti in rovine, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboàmo”.

Commento

Abbiamo a che fare oggi con tre visioni, con tre profezie. La prima e la seconda visione, hanno uno  svolgimento parallelo. Salvo pochissime variazioni, l’andamento è questo: castigo divino, intercessione del profeta, pentimento di Dio. L’invito a perdonare che il profeta rivolge al Signore è sostenuto dall’argomento della piccolezza. Giacobbe è piccolo: questa è la sua vera forza davanti a Dio e conseguentemente il suo segreto nella storia dei popoli; e quindi, noi diciamo, questa è la sapienza, il segreto sapienziale che Dio ha comunicato alle genti attraverso la storia della salvezza. Mi sembra molto importante non prendere espressioni come “Il Signore se ne pentì” nella prospettiva della finzione letteraria, non è una finta, una parabola, un modo dire. Insieme all’espressione “Il Signore si impietosì”  queste espressioni ci danno tutta la vivacità e la “storicità” del rapporto tra il Signore e i suoi figli, tutta la “drammaticità” assolutamente attuale, per ciascuno di noi e per tutti, del mistero della fede. Per quanto riguarda la terza visione del profeta, vi è come una mancanza di un dialogo di misericordia tra Dio e il profeta, e quindi sulla possibile  prospettiva di una condanna senza appello. Ma mi permetto di sottolineare che tale giudizio divino riguarda le alture e i santuari degradati, e soprattutto la casa regnante, e non il popolo, è la casa regnate che  diventata incapace di dialogare con il Signore, non il popolo.

Preghiamo

Preghiamo per tutti i genitori.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.  Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

3 pensieri su “mercoledì 4 novembre

  1. sr Rita

    La parola che mi colpisce in questo brano è proprio” E’ tanto piccolo…” La piccolezza grida a Dio la richiesta di cura, di perdono, di compassione. La piccolezza chiede intercessione, sostegno, forza. La forza della piccolezza sta nella confidenza, nella consapevolezza che non si può bastare a se stessi.
    Mi piace presentare a Dio la mia e altrui piccolezza come motivo di affidamento, di richiesta di aiuto, di abbandono confidente.
    Preghiamo per una persona consacrata che sta mettendo in discussione su vocazione.

    Rispondi
  2. sr.Alida

    Ringrazio don Sandro che dà filo di comprensione al brano .Giacobbe è piccolo:questa è la vera forza davanti a Dio.La piccolezza ,il piccolo resto,il piccolo seme, il pizzico di lievito o di sale…Così da vivere le piccole cose di ogni giorno ad un piano superiore:come farebbe il Signore Quante belle possibilità ho a portato di mano…La preghiera di intercessione ,come fà il profeta è un modo per allargare gli orizzonti,per cui mi unisco all’intenzione di sr.Rita e aquelle proposte in questo giorno….Il Signore si impietosì:ci vedo la Sua tenerezza a sollevare sostenere,illuminare…Chiediamo questo al Signore per chi Lui sà piu’ in difficoltà,per le tante vicende dolorose ,del nostro tempo.

    Rispondi
  3. Anonimo

    ….e anche nelle nostre manie di grandezza e di protagonismo ci riveliamo ancor più piccoli e miseri…per questo, Signore nostro Dio, abbi pietà di noi.
    Mi unisco a tutte le vostre intenzioni
    Buona giornata a tutti!

    Rispondi

Rispondi a Anonimo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.