mercoledì 29 marzo

di | 28 Marzo 2023

esodo 33,33-43

Portarono dunque a Mosè la Dimora, la tenda e tutti i suoi accessori: le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 34la copertura di pelli di montone tinte di rosso, la copertura di pelli di tasso e il velo per far da cortina; 35l’arca della Testimonianza con le sue stanghe e il propiziatorio; 36la tavola con tutti i suoi accessori e i pani dell’offerta; 37il candelabro d’oro puro con le sue lampade, le lampade cioè che dovevano essere collocate sopra di esso, con tutti i suoi accessori, e l’olio per l’illuminazione; 38l’altare d’oro, l’olio dell’unzione, l’incenso aromatico e la cortina per l’ingresso della tenda; 39l’altare di bronzo con la sua graticola di bronzo, le sue stanghe e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo, 40i tendaggi del recinto, le sue colonne, le sue basi e la cortina per la porta del recinto, le sue corde, i suoi picchetti e tutti gli arredi del servizio della Dimora, per la tenda del convegno; 41le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per l’esercizio del sacerdozio. 42Gli Israeliti avevano eseguito ogni lavoro come il Signore aveva ordinato a Mosè. 43Mosè vide tutta l’opera e riscontrò che l’avevano eseguita come il Signore aveva ordinato. Allora Mosè li benedisse.

Commento

Dopo avere ricevuto le istruzioni dall’Alto per costruire il proprio santuario, Israele ha intrapreso l’attuazione del progetto divino, il tutto viene consegnato a Mosè. Con la conclusione di quest’opera, si chiude anche il Libro dell’esodo. Tuttavia non si conclude il viaggio. Per quanto importante sia, la costruzione del santuario non è che una tappa del cammino d’Israele. In fondo anche la terra verso cui gli israeliti sono diretti non è che una tappa della loro storia e il santuario che ora hanno edificato è solo il compagno di strada il segno visibile, in mezzo ad essi, che non sono soli nella loro migrazione, come non saranno soli nelle tappe successive della loro vita individuale e sociale. L’Invisibile Dio, che tale non rinuncia mai ad essere, pone un segno della sua presenza in mezzo a loro, un segno che sia, al tempo stesso, luogo di riunione popolare e modo per riconoscere la propria identità come popolo.

Preghiamo

Preghiamo per Mounir

2 pensieri su “mercoledì 29 marzo

  1. srAlida

    Per l’identità da figlia, anche per me è necessario che dimostri di essere figlia. .. Il popolo in questo caso ha dato nel suo cammino questa testimonianza del ritorno a Dio, ritornare ad essere figli tramite la mediazione di Mosè, un segno concreto perché Dio sia al centro e significato del cammino. Prego per Mounir e per Marta, per Claudia per le persone gravemente malate.

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  2. Elena

    Mi unisco alle preghiere per Mounir, per Marta, per gli ammalati, per quanti si affidano alle nostre preghiere ad un Dio presente ma invisibile, guida silenziosa e misteriosa, la cui Parola è udibile
    e riconoscibile nel profondo del cuore ed in tanti piccoli segni quotidiani.

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