mercoledì 25 agosto

di | 24 Agosto 2021

Lc. 13,10-17

10 Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. 11 C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. 12 Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità», 13 e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. 14 Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato». 15 Il Signore replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16 E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?». 17 Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Commento

Possiamo guardare il gesto di Gesù verso questa donna che da 18 anni aveva uno spirito che la teneva inferma da 2 punti di vista. Il primo sicuramente positivo. Gesù guarisce, libera, opera il bene e non è interessato immediatamente alla questione legale del sabato per cui queste cose non si possono fare. Gesù guarda alla persona, guarda al bene che può compiere. Il secondo motivo è sicuramente quello della sfida lanciata dal capo della sinagoga secondo cui quella donna andava curata in un altro giorno, un giorno che non è sabato. La sfida non è lanciata da Gesù, in quale cerca solo il bene delle persone, ma dal capo della sinagoga che si impunta sul rispetto della legge.  Il tempo non è segnato dalla legge che impedisce, appunto dalla regola del sabato che non deve essere violato, ma dalla cura e dalla salvezza, dal rimettere in piedi chi è infermo nella vita. I giorni diventano sacri nella misura in cui operano il bene, portano pace. Noi credenti siamo chiamati a rendere sacri i giorni e il tempo non tanto perché rispettiamo le regole del tempo e dei giorni, ma perché ci prendiamo cura in ogni tempo e in ogni giorno di chi soffre, così come ha fatto Gesù anche di sabato. Noi non viviamo più della logica del sabato come giorno sacro e ci può quasi sembrare ridicola questa questione. È interessante comunque soffermarci a riflettere su come noi usiamo tempi e giorni.

Preghiamo

Preghiamo per noi sacerdoti

2 pensieri su “mercoledì 25 agosto

  1. Elena

    Le nostre ipocrisie sotto gli occhi del Signore fanno provare vergogna. E per chi si riempie la bocca e il cuore di parole che crollano di fronte alla logica di Gesù, le persone vengono dopo ad una legge e stridono con i sentimenti di misericordia e di amore. È tutto molto triste… Ci facciamo i conti ogni santo giorno, ci fanno i conti soprattutto i più fragili, i più bisognosi di misericordia e di amore. Signore, abbi pietà di noi, in qualunque giorno, in qualsiasi momento, in ogni circostanza e in ogni tempo.

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  2. sr Alida

    Rendere sacri i giorni, il tempo non per leggi o tradizioni ma perché cuore che opera il bene si prende cura della persona, dell’umanità così bisognosa di tutto quello che fa veramente vivere… Si Signore abbi pietà di di me, di noi. Per tutti i sacerdoti in particolare per te don Sandro di cuore preghiamo. Preghiamo per tutte le guerre che continuano e non finiscono mai

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