È stato il giorno della distribuzione delle mele. Un bellissimo lavoro di squadra. Alla fine volontari, amici e sostenitori compaiono tutti e siamo in tanti a darci da fare. Succede sempre così. Ho sempre quel senso di preoccupazione e di pessimismo per cui mi chiedo se ci saranno le persone, se tutto andrà bene, se alla fine ce l’avremo fatta a fare tutto e bene. Poi al momento come per incanto le persone arrivano e sono tante, le cose si aggiustano, tutto funziona al meglio. E quindi grazie a tutti, anche a sorella fatica. Ma la cosa che più rende bella la giornata sono gli incontri. Alla cascina don Roberto incontrava tanta gente. Qualcuno passava con più frequenza, qualcuno qualche volta l’anno. Ma tutti passavano ed erano incontri belli. Questi incontri sicuramente erano resi belli da don Roberto, ma ciascuno ci metteva del suo. E così anche ieri durante la distribuzione delle mele. Quanta gente che da tanto tempo non vedevamo si è rivista. Un passaggio anche breve, ma intenso, un saluto, un chiedere come va, un pensare che siamo amici anche se ci vediamo ogni tanto. Le mele sono un’occasione di amicizia. Sono incontri che vanno presi al volo, come un kairos, una grazia, un annuncio di buone notizie. e dentro questa logica del kairos ci sono anche incontri imprevedibili. Come quello con Ghazal, Arezu, e Zubair, tre giovani afghani accompagnati da Ilaria e Anacleto che passano a ritirare le mele. Non conosciamo le rispettive lingue e quindi ci arrangiamo con google traslate. Loro ora vivono a Bergamo, sono fuggiti dal loro paese. Ritengo che l’incontro è stato un momento di grazia non perché loro mi hanno lasciato la storia del loro popolo, non perchè mi hanno narrato dei loro drammi, ma perché abbiamo sorriso, ci siamo rispettati reciprocamente, perché forse involontariamente e senza dichiararlo ci siamo detti che apparteniamo tutti al medesimo genere che si chiama umanità. Incontri di grazia in mezzo a quintali di mele.