martedì 23 giugno

di | 23 Giugno 2015

home2Esodo 9,1- 12

1 Allora il Signore si rivolse a Mosè: «Va’ a riferire al faraone: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 2 Se tu rifiuti di lasciarlo partire e lo trattieni ancora, 3 ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame che è nella campagna, sopra i cavalli, gli asini, i cammelli, sopra gli armenti e le greggi, con una peste assai grave! 4 Ma il Signore farà distinzione tra il bestiame di Israele e quello degli Egiziani, così che niente muoia di quanto appartiene agli Israeliti». 5 Il Signore fissò la data, dicendo: «Domani il Signore compirà questa cosa nel paese!». 6 Appunto il giorno dopo, il Signore compì questa cosa: morì tutto il bestiame degli Egiziani, ma del bestiame degli Israeliti non morì neppure un capo. 7 Il faraone mandò a vedere ed ecco neppur un capo era morto del bestiame d’Israele. Ma il cuore del faraone rimase ostinato e non lasciò partire il popolo. 8 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Procuratevi una manciata di fuliggine di fornace: Mosè la getterà in aria sotto gli occhi del faraone. 9 Essa diventerà un pulviscolo diffuso su tutto il paese d’Egitto e produrrà, sugli uomini e sulle bestie, un’ulcera con pustole, in tutto il paese d’Egitto». 10 Presero dunque fuliggine di fornace, si posero alla presenza del faraone, Mosè la gettò in aria ed essa produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie. 11 I maghi non poterono stare alla presenza di Mosè a causa delle ulcere che li avevano colpiti come tutti gli Egiziani. 12 Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non diede loro ascolto, come il Signore aveva predetto a Mosè.

Commento

Ci sono due cose interessanti in questo testo. La prima è che lentamente si capisce da che parte sta Dio. il bestiame degli egizi verrà toccato e morirà, quello degli ebrei no. Dio sceglie da che parte stare, scegli chi salvare: un resto, un piccolo popolo schiavo, guidato da uno, Mosè, che balbetta. Sono strane le scelte di Dio. noi chiamiamo questa scelta elezione, il popolo eletto. Questa scelta di Dio nel tempo è andata incontro ad un equivoco tremento: potremmo chiamarlo il privelegio del popolo eletto, la superiorità del popolo eletto. Senza troppa fatica possiamo applicare tutto questo ragionamento alla Chiesa. Nella sua storia ha rischiato di pensare la sua elezione come ad un privilegio e non come ad un dono di grazia. La seconda questione riguarda il fatto che il faraone incomincia a sentire la superiorità del Dio di Israele e di quel popolo. Lo si capisce quando ormai i maghi egizi non riescono più a competere con Mosè e Aronne. Il cuore del faraone resta indurito, ma ormai si è introdotto in lui e nei suoi un’evidente percezione di inferiorità rispetto ai loro schiavi! Questa constatazione di inferiorità è insopportabile  per il faraone e intollerabile per i maghi. Credo che il testo continuando a sottolineare l’indurimento del cuore del faraone voglia dire che a volte il sentirsi inferiori fa crescere  nell’uomo l’ostilità e il rancore verso l’altro percepito come più grande.

Preghiamo

Preghiamo per la chiesa: non consideri mai l’amore del Signore come privilegio ma come dono di grazia.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!»

4 pensieri su “martedì 23 giugno

  1. Anonimo

    superiorità, sentirsi “eletti ed inferiorità sono atteggiamenti che ognuno, credo, abbia sperimentato.
    dovremmo sforzarci di legarli però all’ umiltà.
    L’ umiltà di accettare i nostri limiti, senza sfociare nell’ invidia per ciò che non abbiamo, per quello che non siamo.
    E l’umiltà di riconoscere, come dice don Sandro, che siamo “superiori”, abbiamo magari qualcosa in più, ma l’ abbiamo ricevuto, ci è stato donato. ringraziamo dunque per questi doni ricevuti, accogliamoli e condividiamoli.
    Mi unisco alla preghiera per la Chiesa, affidando a Maria, la “prescelta” da Dio, che ha saputo accogliere con estrema umiltà il DONO.

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  2. Elena

    Leggendo e meditando i due brani della parola, mi vengono queste considerazioni. Da una parte mi soffermo sul popolo eletto: faccio fatica a pensare ad un Dio crudele che sfianca un intero popolo con piaghe e dolori inimmaginabili solo perchè non gli riconosce la superiorità. Penso piuttosto ad un Dio che si propone affinchè lo si accolga, lo si riconosca e lo si rispetti. Ma il cuore umano è duro e lo nega, perciò è costretto dalle proprie scelte ad affrontare situazioni di rischio e di dolore, di errore e di fatica.Lontananza da Dio…
    Da un’altra parte penso alla fatica dell’essere “eletti”. Quel passare da una porta stretta, quel saper scegliere che comporta il sacrificio, il dono dii sè, lo spogliarsi delle proprie sicurezze, quel “vendere tutto e dare ai poveri”. L’essere persone di Dio comporta grandi scelte. Vicinanza a Dio….
    Gesù avvicina l’uomo a Dio, lo prende per mano con una tenerezza ed un amore che riempie ogni molecola dell’esistenza, Lui è il ponte tra l’umano e il divino, è la Via, è la Luce… è ciò che mancava all’uomo antico ed è ciò che riempie l’uomo nuovo….
    Dono su dono, ecco come arriva Dio nella nostra vita, anche attraverso i sentieri più impervi e misteriosi….
    Mi unisco alla preghiera per una chiesa che non si senta “arrivata” ma perennemente in cammino nella Luce del Cristo Risorto!
    Buona giornata, Elena

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  3. suor Rita

    Molte volte noi associamo la possibilità di credere, ai segni che chiediamo a Dio. Faraone ha chiesto dei segni a Mosè ed ha avuto segni concreti, terribili, che progressivamente si avvicinano alla sua pelle. Eppure non crede. Potremmo dire che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Allora la fede non è il risultato dei segni. Credere alla Parola che Dio pronuncia mediante Mosè, significa fidarsi di uno Sconosciuto, di Uno che parla ed agisce, di Uno che può edificare e distruggere, di Uno che insistentemente chiede di liberare il suo popolo. Ai nostri giorni questa voce di Dio si rinnova anche nelle parole di Papa Francesco che grida di restituire dignità ai popoli in fuga perché oppressi, sfruttati, maltrattati, proprio come il popolo ebraico in Egitto. Ma il Faraone che c’è dentro di noi continua a non credere, a non vedere, a non ascoltare.
    Ci perdoni Dio e ci doni sapienza per non diventare corresponsabili della morte dei nostri fratelli.

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  4. Giulio

    Mi metto nei panni del Faraone.
    C’è un Dio che, ostinato, bussa continuamente alla mia porta.
    Ma io trovo mille scuse per non aprirmi a Lui.
    E Dio si fa più intraprendente, più insistente, più violento.
    Vuole liberare e liberarmi.
    Ma io non sento l’amore di Dio che vuole entrare nella mia casa.
    Ma Dio non demorde, anzi, il suo atteggiamento si fa sempre più forte ed intenso.
    Fino a toccarmi in ciò che più mi è caro.

    Signore, rendi il mio cuore aperto e tenero alla tua presenza.

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