martedì 16 giugno

di | 15 Giugno 2020

At 3,1-10                                                                                  1Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. 2Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. 3Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. 4Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». 5Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. 6Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». 7Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.

Commento

Come prima cosa questo è un episodio che recupera un episodio identico nel vangelo, nella vita di Gesù. Questa modalità di raccontare del libro degli atti degli apostoli, dove i racconti sono costruiti sulla falsariga del vangelo è molto frequente. I discepoli imparano a condividere parole e gesti di Gesù e ripetono allo stesso modo quanto ha fatto Gesù. si passa da un annuncio legato alla legge ad uno segnato dalla grazia. La legge è rappresenta da quell’uomo che ogni giorno veniva portato alla porta bella del tempio per chiedere l’elemosina. La grazia è rappresentata dallo sguardo dei discepoli che non danno elemosina, ma vita, relazione, presenza nuova. La legge vive di una carità che soccorre l’uomo, la grazia non solo soccorre, ma salva l’uomo, donando vita nuova. Non più l’economia di sopravvivenza della Prima Alleanza, ma la novità di vita donata da Gesù. Tutto il racconto tende a mettere in evidenza l’assoluta “sproporzione” tra quello che poteva aspettare lo storpio e quello che gli viene donato. La dichiarazione di Pietro al v.6 è di estremo rilievo. Egli dice: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do…”. E’ molto chiaro quello che “non ha”, mentre quello “che ha” si pone a noi come interrogativo. Certamente si vuole affermare che l’oro e l’argento non possono dare a quell’uomo la salvezza. Ma sembra anche di capire che oro e argento assumono addirittura una fisionomia negativa in questo nuovo orizzonte dell’opera divina della salvezza. Ma dunque, che cosa “ha” Pietro da poter dare a quell’uomo? Il dono di Dio. E il dono di Dio è l’Amore di Dio. In Gesù viene liberata e trasmessa la vera, forse unica vera potenza di Dio, quella che spiega e sta all’origine di ogni atto potente di Dio, quello che l’uomo non ha, e che Dio ora, in Gesù, gli dona: l’Amore, appunto.

Preghiamo

Preghiamo per Agnese

2 pensieri su “martedì 16 giugno

  1. sr Alida

    Gesti di amore ,anche piccoli ,relazione ,stare accanto ,per grazia ci rendono operatori di carità e narratori riconoscenti del suo amore …Prego per Agnese e per le intenzioni che portiamo in cuore

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  2. Anonimo

    Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do….Tutti, proprio tutti potremmo dire questa cosa al povero, al migrante clandestino, alla persona che chiede aiuto, a chi ha fisicamente bisogno anche solo di un sorriso, di uno sguardo. Essere dono, non fare un dono… Forse l’amore di Gesù passa proprio da questo?
    Prego con voi per Agnese e per Barbara.

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