lunedì 20 dicembre

di | 19 Dicembre 2021

Dal Vangelo secondo Luca – Lc 1,26-38
 
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».  A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Commento

Il testo è molto conosciuto e molto commentato e allora voglio  fare una riflessione che può sembrare marginale rispetto al fatto dell’annunciazione, ma che in realtà forse sta all’origine della vicenda e del sì di Maria. La domanda che mi sono posto è questa: come fare di modo che il nulla, il dubbio, il timore della vita possa in qualche modo diventare risorsa, opportunità per la vita stessa. In fin dei conti Maria esprime all’angelo il suo timore, le sue incertezze. E allora come ha fatto Maria a trasformare queste incertezze, questi timori in un sì? Servono due condizioni: una dimensione umana solida e stabile che è capace di affrontare anche il deserto della vita e Maria anche se giovane ragazza ha una sua solidità interiore. Si dice infatti che lei meditava tutti gli avvenimenti della vita nel suo cuore. questa dimensione della meditazione è molto importante ed indica la solidità della vita interiore. E poi la grazia. Il saluto dell’angelo dice piena di grazia. Intendo per grazia l’energia spirituale che ciascuno coltiva partendo dal dono che il Signore fa a ognuno di noi. È grazia quel processo che dal timore genera gioia e fiducia. Maria vive di solidità interiore e di grazia e quindi è in grado di dire di sì all’angelo.

Preghiamo

Preghiamo per nostre comunità.

2 pensieri su “lunedì 20 dicembre

  1. Elena

    Ci vuole la Tua grazia, Signore, per riuscire ad affrontare cose più grandi noi… Spesso mi chiedo quanto serva opporre resistenza ad eventi, anche drammatici, che attraversano la vita! Provo timore e anche una grande fatica nel vedere trasformati i miei progetti in qualcosa di inaspettato, o in qualcosa che mi impone cambiamenti radicali. Ha senso negarne la presenza e la portata? Faccio fatica anche ad accettarne l’entità. Ho bisogno di un soffio di quella grazia che ha infuso in Maria, affinché il mio chiedermi perché diventi un sì, fai di me secondo la Tua volontà.
    Preghiamo per Mounir, in perenne attesa di un sì che gli restituisca umana dignità e per Driss e Brahim, uccisi nella notte a poco più di 20 anni. Per le loro famiglie…

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  2. sr Alida

    Solidità interiore e grazia, credo che la stabilità interiore è cammino, unità tra preghiera e vita. Grazie don per questa diversa riflessione sul far diventare opportunità ciò che sembra creare difficoltà al nostro camminare. Mi unisco alla preghiera per le nostre comunità e l’intenzione espressa da Elena

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