lunedì 15 marzo

di | 14 Marzo 2021

Giobbe 35

1 Eliu prese a dire:

2«Ti pare di aver pensato correttamente,
quando dicesti: «Sono giusto davanti a Dio»?
3Tu dici infatti: «A che serve?
Quale guadagno ho a non peccare?».
4Voglio replicare a te
e ai tuoi amici insieme con te.
5Contempla il cielo e osserva,
considera le nubi, come sono più alte di te.
6Se pecchi, che cosa gli fai?
Se aumenti i tuoi delitti, che danno gli arrechi?
7Se tu sei giusto, che cosa gli dai
o che cosa riceve dalla tua mano?
8Su un uomo come te ricade la tua malizia,
su un figlio d’uomo la tua giustizia!
9Si grida sotto il peso dell’oppressione,
si invoca aiuto contro il braccio dei potenti,
10ma non si dice: «Dov’è quel Dio che mi ha creato,
che ispira nella notte canti di gioia,
11che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche,
che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?».
12Si grida, allora, ma egli non risponde
a causa della superbia dei malvagi.
13È inutile: Dio non ascolta
e l’Onnipotente non vi presta attenzione;
14ancor meno quando tu dici che non lo vedi,
che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri,
15e così pure quando dici che la sua ira non punisce
né si cura molto dell’iniquità.
16Giobbe dunque apre a vuoto la sua bocca
e accumula chiacchiere senza senso».

Commento

Continua il discorso di Eliud. Provo a riassumere le sue tesi contro Giobbe in questo modo. Nel primo discorso Eliud aveva affermato che, dopo la voce della coscienza, il dolore è il secondo avvertimento di Dio al peccatore per chiedere di cambiare vita; nel secondo discorso aveva negato la necessità di un processo per far spiegare a Dio il senso del dolore, poiché egli conosce tutta la situazione esatta dell’umanità. Ora Eliud mostra che non ci si può attendere niente da Dio prima che ci si converta perché i peccati contro il prossimo sono uno schermo al dialogo con Dio. Giobbe cessi di utilizzare la sua innocenza come argomento contro Dio dal momento che il suo stato di peccatore esclude ogni possibilità d’interpellanza nei confronti di Dio. Si lasci, quindi, istruire con pazienza, comprendendo che Dio conduce il mondo secondo la giustizia o l’ingiustizia degli uomini che è anche la radice del loro destino. Ammonito da Dio, Giobbe si converta e, unendosi al coro dei saggi, canti la sapienza. Ancora una volta come in un ritornello ripetuto all’infinito a Giobbe viene contestato solo una cosa: di non riconoscerei il suo peccato.

Preghiamo

Preghiamo per i sacerdoti

2 pensieri su “lunedì 15 marzo

  1. sr Alida

    Mi sembra che di dolore Giobbe ne abbia abbastanza, Eliud che insiste con le prediche, il più giovane ora dovrebbe un po tacere, Giobbe senza questo insistente contorno può riconoscere ciò che giusto o no e ricuperare speranza, in Dio che salva e supera tutte le notti. Mi unisco alla preghiera per tutti i sacerdoti, per te don Sandro e per quelli che abbiamo incontrato sul nostro cammino…

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  2. Elena

    Sono intimamente convinta che il legami tra Dio ed ogni uomo sia tanto profondo quanto insondabile da mente umana. Le parole sono spesso un di piu, inutili, spesso dannose. Il rapporto tra noi e il Signore è qualcosa di unico e personale. Come ci possiamo permettere un giudizio sugli altri?
    Prego per tutti i sacerdoti e per la chiesa.

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