individuo

di | 5 Giugno 2020

Volevo intitolare queste parole individualismo, ma non è di questo che voglio parlare, non voglio fare la morale dell’uomo individualista, non mi interessa molto. Questa è appunto solo una questione moralista, che usiamo troppo di frequente anche noi preti e nel catechismo: noi puoi essere individualista, devi essere altruista diciamo. Non mi convince molto.  È di altro che voglio parlare. Abbiamo messo al centro l’individuo e ci siamo dimenticati della squadra. Abbiamo messo al centro la possibilità che l’individuo deve realizzare la propria vita mettendo in gioco il meglio di sé, dimenticandoci che è la squadra che salva. La parola che più usiamo è io: io faccio, io dico, io studio, io amo… e abbiamo dimenticato il noi, noi siamo comunità, noi siamo popolo, noi siamo gente che lavora insieme. La cultura moderna ha messo al centro l’individuo chiedendo a lui di dare il meglio, io mi sono realizzato da solo è come il mantra del tempo moderno. Vedete che non voglio parlare dell’individualismo, ma dell’individuo? La famiglia insegna al figlio a realizzare se stesso. La scuola quando parla di orientamento chiede di capire chi siamo doti, capacità, limiti personali, per poi scegliere. In tutti questi casi non entra mai in gioco il noi, ma l’io. Vedo anche nelle cose che faccio ogni giorno. È difficile parlare di un noi, ma di un io. Io ho fatto l’orto, io ho deciso di, io ho vinto un progetto. Noi manca sempre. Ho letto un libro sull’evoluzione, l’autore (Telmo Pievani) aveva una sua tesi. Se per tutta la specie animale vale la regola che è l’individuo  più forte che sopravvive (anche se ci sono delle eccezioni anche nel mondo animale), nel mondo degli umani, che sono la parte più debole degli esseri viventi, l’unico modo che essi hanno per sopravvivere è unirsi, mettersi insieme. Questa tesi è dimostrata dal fatto che l’uomo primitivo si raccoglieva insieme la notte attorno al fuoco, che seppelliva i propri defunti insieme nelle grotte e che in quelle grotte ha lasciato dei disegni meravigliosi, le prime vere opere d’arte. E quei disegni non sono stati eseguiti da un individuo, ma da un gruppo, da un clan. Quel clan, quel gruppo, quell’ insieme è stata la salvezza dell’uomo. Noi e non io, è la salvezza del futuro. Questo noi è il nuovo che deve emergere da un io che ha conosciuto tutti i suoi limiti e la fragilità. Luciano Manicardi così commenta questa parola: ci viene ricordato un male antico e sempre nuovo della vita monastica, e di ogni vita, un male grave: quell’individuo che da individualista porta all’idioritmia, (il privato come regola) al comportarsi come se gli altri non esistessero, come se noi fossimo regola a noi stessi, la misura e il centro di tutto. Più volgarmente, che porta al fare i propri comodi. Questo atteggiamento costituisce una ferita, un grave vulnus portato alla comunità: esso disgrega e blocca la vita comunitaria. Questa è stata la grande ferita del secolo scorso: l’io gonfiato a dismisura e l’abbandono del noi . attenzione questo che sto scrivendo non vuole dare ragione di quella frase che va anche un po’ di modo: lavorare in rete, o in sinergia. No, qui si tratta di rimettere al centro il noi, come luogo della sopravvivenza del creato. Un noi integrale tra l’uomo  e il creato. Il tutto per sopravvivere e vivere.

2 pensieri su “individuo

  1. Anonimo

    Interessante la riflessione che fa sull’individuo,sull’io, sul noi. Ma non dimentichiamo che il secolo scorso è stato anche segnato dalle follie di massa: comunismo, fascismo, nazismo.
    Tutti i regimi del secolo scorso hanno sciolto, disgregato l’individuo in una massa.
    L’individuo non era più riconoscibile, tutti si muovevano all’unisono, ma nessuno nel gruppo, o forse pochi sapevano verso dove si stava camminando.
    Anche in questo caso saper va trovata la giusta mediazione tra l’individuo e la comunità. Gesù parla alla folla, ma nella folla incontra persone ed ha una parola per ognuno.
    ciao Cesare

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  2. Anonimo

    Bisogna partire dall’Uno…dal singolo, poi ci può essere comunità, ma importante è il lavoro su se stessi, ogni giorno provare ad essere migliori, limando i propri difetti…solo dopo un lavoro certosino sul proprio Io, possiamo cominciare a costruire un Noi…

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