incanto

di | 18 Luglio 2021

Incanto

Ho avuto un attimo di tempo tranquillo e ho guardato indietro nel tempo, questi mesi. Trascorsi tutti di un fiato, tra mille sogni che forse possono diventare realtà e mille preoccupazioni per tutto quello che è successo attorno e dentro di noi e che non è ancora finito. Tento un bilancio, non quello economico, perché quello è già fatto e va bene. È un bilancio chiamiamolo così organizzativo, educativo, gestionale. Il termine tecnico è bilancio sociale. Mi accorgo che sono qui da solo a fare questo bilancio, e così me la canto tranquillamente. Scelgo io che cosa è andato bene, che cosa non ha funzionato, che cosa tenere e che cosa eliminare o meglio cancellare. Non va bene fare questi bilanci da solo. Cambio prospettiva, non più un bilancio sociale, ma un semplice sguardo su quanto fatto. Un veloce sguardo su quanto ho fatto. Ma mi accorgo che nemmeno così funziona. Ancora una volta l’essere qui da solo non mi aiuta. Non soffro di solitudine, ma sono abituato a non stare mai da solo e quindi non riesco a mettere in ordine i pezzi di questi ragionamenti con la dovuta attenzione. Come mi mancano le chiacchierate  pre cena con don Roberto! Facevo il bilancio della giornata con lui e mi bastava. Mi ascoltava, era sufficiente. Cambio ancora prospettiva e d’incanto le cose si sistemano un po’. Mi metto in silenzio, lascio arrivare pensieri, sentimenti e emozioni. Arrivano in ordine sparso senza un apparente motivo logico. D’incanto arrivano i volti dei ragazzi il mio sguardo si fissa su di loro, sulle loro storie, sui loro successi e sulle loro fragilità. E mi dico che questo è il miglior sguardo possibile. Vedere dei volti e semplicemente ripetere a me stesso che non voglio fare altro che prendermi cura di loro. La casa simbolicamente si riempie delle loro presenze, sono presenze vive a volte scombinate, ma ci sono e io non sono più solo. Un incanto. Non guardo il bilancio sociale, quello è stato fatto e va bene. Guardo i volti e per un attimo va bene così. Dura un attimo, come una trasfigurazione, come un attimo che fugge, come un incanto appunto. Chiedo che quell’attimo possa diventare eterno, ma nel mentre lo dico lui se ne va. Un incanto che valeva la pena vivere.  Un incanto il  volto dei ragazzi e allora l’unico bilancio vero è continuare a avere la stessa compassione di Gesù verso quei ragazzi.

2 pensieri su “incanto

  1. Enrico

    La solitudine, un dramma del ns tempo in cui ci ritroviamo un po tutti.
    Ma ci sono sempre sentimenti contrastanti come bene dici tu;
    La solitudine come tempo di revisione preghiera e ascolto profondo di se, guidato dalla Parola
    La solitudine per allontanare le fatiche del pensiero degli altri e del confronto con altre prospettive.
    Un compromesso sempre instabile. Buon lavoro don

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  2. sr Alida

    La solitudine per non essere soli ma riempita di volti, di vita che continua a tessere in Dio le sue meraviglie. Grazie don Sandro.

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