incanto entrà so

di | 23 Luglio 2021

Ieri abbiamo fatto un sacco di cose. Con l’orto, con i ragazzi del cre di Berbenno, con tanti volontari, con le api. Insomma una giornata veramente intensa. Lo dichiaro: arrivo a sera stanco morto. Avevo ancora un po’ di cose da fare ma mi sono fermato. Non ce la facevo proprio più. Ma questa è la cosa meno importante. Credo invece che valga la pena di riflettere un poco su un piccolissimo episodio che è capitato ieri. Lo stesso tipo di episodio si è come ripetuto allo stesso modo durante tutta la giornata. Così ad un certo punto prendo i ragazzi di Berbenno e con loro mi invento il gioco dell’ entrà so. Entrà so è un tipico detto bergamasco che vuol dire comprendi, cerca di vedere, di capire. Ma forse nel modo di dire bergamasco ha un valore, un significato un po’ diverso. Non riesco a tradurlo bene, per cui dico: guardati in giro, cerca di vedere le cose, cerca di attivarti per fare le cose necessarie. Cerca di avere un occhio sveglio sul lavoro. Perché dico questo? Perché vedo quotidianamente scene del tipo: volontario che lava i piatti, che sposta tavoli, che non smette un attimo di fare e educatori, ragazzi e altro ancora che se ne stanno tranquilli. E io che dico, ma non vedi le cose da fare? Non puoi chiedere se qualcuno ha bisogno di una mano? Insomma non entrano su, non ci arrivano, non spostano un dito fino a quando io non intervengo e dico dai una mano a lavare, dai una mano a sistemare. Non vogli fare la filippica contro i giovani, ma posso dire che fanno una grande fatica a entrà so, a vedere le cose da fare. Credo che il tempo di lavoro renderebbe il doppio se qualcuno entrasse un òo su. (lasciatemele passare in bergamasco storto queste espressioni). Manca questo sguardo su quanto c’è fare. Manca uno sguardo attento e di cura sulla casa, sul lavoro, su tante cose. Sembra che ciascuno debba come compiere solo il proprio piccolo compitino e niente di più. Alle 14 dobbiamo fare un filmato con i ragazzi, qualcuno mi chiede alle 13,45: ma abbiamo il proiettore? Alla mattina facciamo la marmellata e alle 10 un ragazzo mi chiede: ma dove è la frutta, l’avevo fatta già arrivare. E poi ciliegina sulla torta del non entrar su: si prepara tutto per piantare e uno mi dice, ma abbiamo le piantine? Mia risposta: stanno lì davanti a te. Manchiamo di visioni, di pensieri, di uno sguardo sul futuro. Conta solo l’attimo presente. Al momento ci penseremo. Don non stressare mi dicono ogni tanto. E così ieri i ragazzi di Berbenno se ne sono andati a casa con un impegno: entrà so. Chissà se ci proveranno… non sono pessimista, sono realista come le storie delle nostre case. Forse al catechismo dovremmo anche insegnare l’arte de entrà so.

2 pensieri su “incanto entrà so

  1. Elena

    E non solo a catechismo, ma anche a scuola e, soprattutto, a casa.
    Vorrei aggiungere una riflessione. Ho incontrato anche i più piccoli di qualche CRE. Loro le cose le vedono, ne vedono anche di molto piccole, nel dettaglio e vorrebbero fare tutto e subito. Vanno accolti, contenuti e reindirizzati continuamente. Ma ci sono e fanno tutto. Non hanno il senso del tempo, non hanno neanche la tenuta sul tempo, ma con un adulto presente, chi più chi meno, ce la si fa. E poi sono contenti, molto!
    Allora, dov’è che perdiamo i nostri ragazzi, i nostri giovani? Credo che il fare insieme, cioè l’educare, richieda tempo, ascolto, costanza, presenza, discrezione, spazio e tenuta e coerenza da parte nostra. E sento che invece, questi ragazzi li stiamo mollando, cioè diciamo loro delle cose, ma non stiamo più attenti a come loro recepiscono, interiorizzano, sperimentano, agiscono. Li lasciamo da soli. Forse, perdiamo di vista il nostro ruolo educativo, che richiede tempo, pazienza, ascolto, costanza, fermezza, vigilanza, presenza, coerenza….
    I nostri figli sono soprattutto ciò che facciamo con loro e sono la vita che abbiamo speso con loro, perché anche l’adolescenza e il tempo del non fare niente passa, ma ciò che abbiamo costruito con amore, in qualche modo, resta, ed è la struttura profonda ( o anche radice) di uomini e donne del domani.

    Rispondi
  2. sr Alida

    Su questo educare ed entrarci su nelle cose, penso che dipende sicuro da come si educano, e anche dal cercar le cose facili, senza il gusto della conquista, la gioia di un passo compiuto e la tenuta nel mantenerlo e quanto il mondo adulto debba pazientare per renderli attenti, e poi fare i conti col pensiero del tutto è dovuto e le offerte effimere che la società offre.. Preghiamo perché nel nostro vivere sappiamo cercare anche noi solo ciò che è essenziale.

    Rispondi

Rispondi a sr Alida Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.