guadagno di montagna

Che cosa ci guadagno nel mio andare in montagna, o che cosa ci ho guadagnato nel mio camminare tra sentieri e cammini tutti diversi tra loro? non ho guadagnato molto in termini di profitto se è questo il metro di misura. Perché il guadagno di solito lo si misura così: quale profitto alla fine. La montagna e tutte le questioni che sono legate al dono non si misurano in termini di profitto. Forse non si misurano e basta. Sono avvenute e sono cose che hanno lasciato un segno. Provo allora a descrivere così il mio guadagno di montagna. Si cammina in montagna, ci si ferma un attimo in montagna. Si risale il pendio in montagna e si arriva ad una croce. Poi si ritorna a valle. Mi sembra che è come una spinta continua verso l’alto. Forse è questo che ci guadagno. Una spinta continua verso l’alto, verso la meta, la vetta, il cielo. Ci guadagno la forza interiore di camminare sempre in alto. Sulla vetta depongo alla croce la mia fatica e mi guardo in giro scrutando l’orizzonte. Forse anche questo è guadagno di montagna: sapere che posso deporre ai piedi di una croce tutte le mie fatiche, sapere che da quella cima posso vedere oltre le mie  fatiche. Aspetto un attimo sulla cima, magari mi ristoro un po’. Una volta quando non c’erano gli smartphone che fanno mille foto, si andava al rispariamo anche con quelle perché le foto con il rullino e il suo sviluppo costavano care. E allora ci guadagno anche in termini di vita sobria che ogni giorno rischio di perdere dentro uno spreco. E poi si scende di corsa verso la valle. E qui cosa ci guadagno: una corsa veloce verso casa, verso gli amici, magari anche verso qualche fatica. Rimane comunque una cosa: tutto questo non è guadagno, ma dono