Come è nelle mie modalità mi smentisco sempre. Ho scritto infatti che non avrei messo foto con volti ed invece eccola la foto con i volti. Non si offendano gli amici della foto, ma qui era tremendamente necessaria. Eccolo il Namas della cascina, il don Roberto. Se non sbaglio si tratta della messa di Natale del 2018. State sereni, la data non la ricordo grazie alla mia memoria, ma perché l’archivio fotografico di don Roberto è così preciso al punto che ogni foto è sistemata anche per data. D. Roberto e gli amici. La messa domenicale era un rito a cui teneva infinitamente. Fino all’ ultimo ha provato a celebrarla. Il tavolo di casa diventava il tavolo della messa, subito dopo la messa diventava il tavolo della torta e del caffè. Poi tornava ad essere il tavolo del pranzo e della cena. Durante gli anni in cui la casa era abitata da tanti giovani il tavolo diventava anche il tavolo della “verifica”. Penso al mio tavolo di Rosciano, che diventa tavolo d’ufficio, tavolo per riunione, tavolo da pranzo, tavolo dove si distende il gatto faraone per un pisolino. A noi piacciono i tavoli multifunzioni, adattabili, ma sempre tavoli pieni da gente. Durante la messa, al termine per la precisione, in quel momento in cui il buon parroco da gli avvisi della settimana, don Roberto incominciava la lunga fila dei grazie. Non dimenticava nessuno. Compleanni, anniversari, onomastici, circostanze particolari. E poi ringraziava madre terra, tutti coloro che lo accudivano, tutti coloro che erano passati in settimana. Se c’era qualche bambino o bambina ringraziava anche loro. Non c’era niente e nessuno che sfuggiva a quel grazie. Era l’uomo del grazie fatto corpo e parola. Io ogni tanto suggerivo di dire un grazie unico per tutti. La motivazione che davo era: così non ti dimentichi di nessuno, in realtà era per dire così facciamo veloci. Lui no, testardo ogni domenica, la stessa bellissima litania di grazie. Gli amici, il creato, la vita, la storia, va ricordata una per una, volto dopo volto diceva lui. Riusciva anche a ringraziare gli avvenimenti negativi, ringrazia la sua malattia. Un uomo fatto grazie. Ogni tanto mi impongo di diventare un uomo del grazie. e quando provo a dire grazie mi dimentico sempre di qualcuno. A don Roberto veniva spontaneo, lui era il grazie; io devo impormelo come un impegno. Io non sono l’uomo fatto grazie. Ringraziando il tutto e tutti arrivava al grazie a Dio, che stava in tutto e tutti e che rendeva umana la vita. Questo era il nostro rito domenicale. Una domenica di gratitudine, una messa carica di gratitudine per il creato intero e l’umanità intera. E io che pensavo di risolvere il tutto con la scorciatoia del ringrazio tutti per non dimenticare nessuno!! Dovrò imparare l’arte del grazie al singolare, del grazie a ciascuno, del grazie a tutto e a tutti, anche alle mie fatiche. Grazie a voi fatiche di ogni giorno che mi fate crescere nella fiducia.