giovedì 9 novembre

di | 8 Novembre 2017

lettera ai romani Rm 3,9-18                                                     

 9Che dunque? Siamo forse noi superiori? No! Infatti abbiamo già formulato l’accusa che, Giudei e Greci, tutti sono sotto il dominio del peccato, 10come sta scritto: Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, 11non c’è chi comprenda, non c’è nessuno che cerchi Dio! 12Tutti hanno smarrito la via, insieme si sono corrotti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno. 13La loro gola è un sepolcro spalancato, tramavano inganni con la loro lingua, veleno di serpenti è sotto le loro labbra, 14la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza. 15I loro piedi corrono a versare sangue; 16rovina e sciagura è sul loro cammino 17e la via della pace non l’hanno conosciuta. 18Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi.

 Commento

Con questi versetti Paolo conclude questo lungo percorso dentro il mondo del male e del peccato. Teniamo presente che in San Paolo vi è come una divisione netta tra il mondo del bene e il mondo del male, tra giustizia e peccato. È vero che nell’uomo questi due elementi si intrecciano tra di loro, ma Paolo per motivi di racconto e di dimostrazione preferisce tenerli continuamente distinti. Esiste il mondo della carne e della grazia. Dove per carne si intende tutto quanto è legato al male e grazia tutto quanto è legato al bene. La conclusione di Paolo è questa: sia i greci, pagani che ebrei sotto tutti sotto il segno del peccato, da solo l’uomo non si salva. Viene in soccorso di quest’uomo la grazia che è accolta nella fede. illuminato da queste parole della lettera ai romani Lutero formula la grandiosa affermazione che solo la grazia salva, che è uno dei principi su cui si fonda la grande riforma protestante, che dopo 500 va in qualche modo presa in considerazione dentro un percorso di riconciliazione tra cattolici e protestanti. Attraverso la citazione di salmi e del profeta Isaia, Paolo dice che tutti i popoli sono sotto la medesima condizione. Non esiste un privilegio, una superiorità, una elezione più nobile per qualcuno e meno nobile per altri. Tutti dobbiamo prendere atto che abbiamo bisogno di un atto di amore e di misericordia per entrare nell’ordine della grazie. Credo che questa parte che si è conclusa non deve essere una parte che è da evitare, ma è la presa di coscienza, il punto di partenza  della nostra condizione umana, tutti stiamo sotto l’ordine di questa fragilità che se non è avvolta dalla grazia porta alla “rovina”.

Preghiamo

Preghiamo per don Luca

3 pensieri su “giovedì 9 novembre

  1. sr Alida

    Male e bene ,grazia e peccato si intrecciano nella nostra vita…La Sua misericordia è sempre lì per farci tornare sui nostri passi..la grazia del giorno che ricomincia di nuovo …
    Se la nostra fragilità non è avvolta dalla grazia porta alla rovina ..Preghiamo per don Luca .

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  2. . Elena

    Vita come dono di grazia. Fede come dono di grazia. Il bene, come dono della stessa grazia. Salvezza come dono di grazia. Davvero senza questo dono io non sono niente, sono persa, perché sono solo umana… il bene e il male sono lati della stessa medaglia, che portiamo tutti in noi. A volte, non sono poi neanche così nettamente distinti. E nessuno è superiore all’altro. Io cristiana non sono meglio di persone che professano altri credo. C’è una luce forte però, nel nostro cammino, questo Gesù fa strada, prende per mano, guida e sostiene il nostro passo e quello di tutti gli uomini. Che bello!
    Preghiamo per don Luca e per don Roberto, due sacerdoti molto vicini nel cuore di don Sandro, e per don Sandro.

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  3. sr Rita

    Leggendo questo brano di Paolo mi pare di sentire la descrizione di ciò che avvien anche oggi nel cuore di ogni persona ma anche nella società in cui viviamo. Pare che il male sovrasti in modo assoluto ogni bene. Che la Grazia trovi davvero breccia nel nostro cuore e nella nostra terra perché la salvezza renda l’umanità una casa di fratelli. Oltre che per i sacerdoti ricordati preghiamo per i sacerdoti della mia diocesi di Uniao da Vitória e per il Vescovo. Una chiesa povera e malata.

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