giovedì 8 novembre

di | 7 Novembre 2018

giobbe - francesco bettiGb. 2,1-10

Accadde, un giorno, che i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, e anche Satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. 2Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». 3Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo, senza ragione». 4Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quello che possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. 5Ma stendi un poco la mano e colpiscilo nelle ossa e nella carne e vedrai come ti maledirà apertamente!». 6Il Signore disse a Satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
7Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. 8Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9Allora sua moglie disse: «Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!». 10Ma egli le rispose: «Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

Commento

La scena passa nuovamente in cielo per poi tornare sulla terra. Ora satana prova Giobbe sulla sua pelle. Infatti egli siede lebbroso su un mucchio di cenere. la perseveranza di Giobbe nella fedeltà a Dio sarà scandagliata fino nelle profondità più abissali, fin nella notte della disperazione. La domanda di fondo è se la sofferenza è gratuita. C’è un senso, c’è un guadagno o non serve a niente? Sulla bocca di Dio però, adesso, quel “gratis” ha il valore non solo di un rimprovero contro chi aveva dubitato e che è stato confutato dai fatti, ma anche di un pensiero di misericordia, un progetto di amore in favore del servo fedele. Satana non vuole cedere, egli non rinuncia al suo gioco, ma è proprio incitato da quel divino rimprovero ad andare fino in fondo. La sfida prevede il fatto che l’uomo è disposto a sacrificare tutto quello che è degli altri, ma non se stesso, la sua pelle. Anche l’uomo più retto possibile di fronte al fatto di salvare la propria vita si arrende e cede. Giobbe no: egli non peccò con le sue labra, cioè non maledì Dio. Il ragionamento di Giobbe si scosta dal pensiero comune che dice che male ho fatto per meritarmi tutto ciò? Giobbe dice: che cosa ho fatto di bene per meritarmi tutto questo come dono di Dio?

Preghiamo

Preghiamo per don Paolo.

4 pensieri su “giovedì 8 novembre

  1. sr Rita

    Tu parli come parlerebbe una stolta.
    Nelle relazioni umane, davanti al dolore o alla sfortuna, quante insulsaggini diciamo, a volte. E’ nel momento della prova che emerge la vera identità dell’uomo, e del cristiano. Quando un uomo soffre e sente che perfino le persone del proprio sangue non capiscono, deridono, maledicano….allora avverte che la sua vita può restare salda solo in Dio.
    Preghiamo per chi fatica a vivere; per chi non ha alcuna voglia di smettere una vita ambigua, e soffre, e fa soffrire.

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  2. srAlida

    Giobbe che vive sulla propria pelle ,il dolore , assomiglia molto a Gesù sulla croce ,di fronte al proprio dolore o a quello degli altri ,la mia fede barcolla …ma avverto anche non servono parole e giudizi ,mi sembra che non rimanga ,(anche se la mia incredulità chiede perchè ) che attendere la guarigione di Dio ,che passa attraverso i Suoi mille modi di renderci fedeli ,incomprensibili a noi .Mi ritengo comunque incapace di essergli fedele in simili circostanze…Mentre mi unisco alla preghiera per ogni intenzione che ci sta a cuore a questo riguardo .

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  3. Luca

    Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!
    Questa proposta è quella che viene naturale, eppure nei momenti di prova è proprio vero che è solo quel rimaner saldo, aggrappato in qualche modo alla scoglio di Dio che emerge dai flutti di tempesta, che ci permette di non andare a fondo.

    Prego Dio perché ponga consiglieri buoni sulla via di chi è sommerso dai flutti della vita

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  4. Elena

    Fedele, Giobbe, non si abbatte e riesce a vedere Dio anche attraverso la sofferenza estrema. Ci vuole molta fede, una fede che supera le cose umane, il comune pensiero, l’ opinione dei propri cari, per andare fino in fondo. E vedere Dio e i doni che Egli porta anche attraverso le disgrazie più grandi…
    Prego per tutti gli uomini e le donne capaci di vedere Dio, ma ancor di più per chi non ce la fa, e cade nella disperazione e nella tentazione di abbandonare il Signore.

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