Giovedì 30 giugno

di | 29 Giugno 2016

home2Marco 15,16-20                                                                                                                     

 16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17 Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18 Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19 E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20 Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

Commento

In maniera spregiudicata, violenta e carica di ironia la coorte, i soldati, prendono in giro Gesù. Ma in questa strana liturgia inconsapevolmente fanno di Gesù un re. Quello che era attribuito solo all’imperatore, vestito di porpora, corona, saluto regale, viene ora attribuito a Gesù. È come se i soldati dicessero: Gesù pretende di essere quello che solo l’imperatore può essere. Addirittura i soldati si piegano, si inginocchiano davanti al Signore, certo il tutto con ironia. Questo inginocchiarsi era un gesto che veniva fatto solo davanti all’imperatore per dichiarare la “divinità” dell’imperatore stesso. Se usciamo dalla presa in giro violenta dei soldati nei confronti di Gesù, possiamo fare la seguente affermazione: cosa vuol dire stare davanti al Signore che dichiariamo re? Che cosa vuol dire proclamare la regalità di Dio?  Si dice che i soldati poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Forse il senso della regalità di Dio sta proprio in questo gesto della crocefissione, e la nostra vera adorazione è quella nei confronti dell’uomo della croce. Insomma siamo chiamati a contemplare la croce come strumento della regalità di Di0. E ancora una volta si erge in tutta la sua grandezza la figura dell’ uomo della croce come di colui  che dona fino in fondo la sua vita per noi uomini.

Preghiamo

Preghiamo per  tutti i morti degli attentati di questi giorni.

4 pensieri su “Giovedì 30 giugno

  1. Elena

    Ancoi una volta la nostra umana doppiezza davanti al Signore:ti riconosco re, ma ti cricifiggo. Sei un re ingombrante ,Gesu di Nazareth! Sei un re pericoloso, insidioso, uno che non capisco e, nella mia ignoranza mi faccio beffe di te.
    Ma davvero dopo il passaggio attraverso la morte più brutta, posso riconoscerti vincitore sopra la morte stessa, perciò veramente re, veramente figlio di Dio…
    Allora posso solo chinarmi, davanti a te e lasciare che tu mi coinvolgai n te, nel tuo progetto di vita. … Una preghiera per ogni vittima e per ogni famiglia colpita da questo assurdo dolore….

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  2. sr Rita

    I soldati portano fuori Gesù per crocifiggerlo, dopo che gli hanno tolto la porpora e fatto indossare le sue vesti. Gesù è RE, ma si lascia condurre alla crocifissione con le sue vesti, con quelle che ha scelto di indossare fin da principio: le vesti del servo sofferente. Signore, rivestimi ogni giorno delle mie vesti, quelle di chi è chiamato a venirti dietro, servendo, dando al vita. Preghiamo per tutte le persone vittima di violenza, di scherno, di falsità.

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  3. Giulio

    Gli uomini non si rendono conto che il male fatto al Signore, non è altro che male fatto all’umanità, ad ognuno di noi.
    Il male che chiamerà con altro male.
    Gesù accetta la sofferenza e la morte. Non perché capro espiatorio. Ma perché solo con il bene si può vincere il male.

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  4. sr.Alida

    Grazie per le meditazioni sulla Parola di oggi ,inziando da quella di don Sandro.è per me un nuovo invito a rimanere lì con il cuore e accanto ad ogni volto con la sua sofferenza….rimanere talvolta fisicamente lì,con lo sguardo al Crocifisso (il Palazzolo lo suggerisce )per imparare da quel libro ,che nel massimo della Sua apparente debolezza ,compie il dono piu’ grande che si possa avere:il Signore ,ci salva tutti…Lui il vero Rè vicino all’umanità.Continua la preghiera per il terrorismo e la violenze di questi giorni ,anche per i cristiani perseguitati che sono ancora molti.

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