giovedì 17 settembre

di | 16 Settembre 2020

  At 26,19-23                                              19 Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste, 20 ma, prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. 21 Per queste cose i Giudei, mentre ero nel tempio, mi presero e tentavano di uccidermi. 22 Ma, con l’aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi, null’altro affermando se non quello che i Profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, 23 che cioè il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti».

Commento

L’ autodifesa di Paolo  diventa la difesa della fede in Gesù e prova scritturistica del suo mistero, di cui Paolo è servitore e testimone. Siamo al culmine dell’opera di Luca che riassume gli aspetti fondamentali della storia della salvezza. In essa Paolo ha un ruolo particolare. La profezia di Simeone sul bambino Gesù come “luce per illuminare le genti” si compie nel ministero di Paolo.  La prospettiva di salvezza universale predetta dai profeti fa da grande inclusione a tutta l’opera lucana, che si apre con la profezia di Simeone nel vangelo e si conclude con questa testimonianza di Paolo. L’ apologia di Paolo diventa un discorso missionario ai Giudei che mostra Gesù come colui che fu promesso da Mosè e dai profeti dei tempi antichi. Più che una difesa di Paolo, le sue parole sono una difesa della promessa di Dio che si è avverata in Gesù e in chi lo accoglie. Gesù e Paolo -il testimoniato e il suo testimone -sono i personaggi principali dell’opera di Luca. Gesù nel vangelo, Paolo negli atti. Ma i due, pur distinti, sono oramai uno nell’unità d’amore. Paolo dice: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Paolo è l’apostolo-tipo attraverso del quale il Risorto porta a compimento la sua missione salvifica universale. Questo è il grande disegno di Dio sull’umanità, già annunciato dai profeti. Paolo è sempre stato fedele e obbediente alla parola. Prima dell’incontro di Damasco era fedele da fariseo tanto zelante da perseguitare i cristiani. Dopo l’incontro con il Cristo  divenne fedele alla voce celeste che l’ha costituito suo servitore e testimone per portare a tutti la salvezza d’Israele. Nel bene e nel male Paolo è sempre fedele alla parola. Questo può essere un buon insegnamento anche per noi.

Preghiamo

Preghiamo per tutti i giovani.

2 pensieri su “giovedì 17 settembre

  1. sr Alida

    Questa vita che vivo nella carne la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e dato se stesso per me….è una delle frasi che mi parlano della Parola….spero di ricordarmela sempre …prego per i giovani ,specie per quelli che non sanno ancora che gran dono è il Battesimo e se ne sono allontanati…e per quanto ci sta a cuore

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  2. Elena

    Gesù, luce delle genti…
    Tenere accesa la lampada in attesa dello sposo… Seguire le vie della luce, che svuotano di senso e di paura le tenebre. Testimoniare la luce ponendola in alto… Farsi guidare dalla luce.
    Quante espressioni e quanti modi importanti per noi cristiani che questa Luce l’ abbiamo conosciuta, abbracciata, amata, posta e tenuta nella vita e nel cuore. Ma quanto siamo fedeli nel tenerla viva, accesa, nel porla prima e davanti a noi stessi?
    Prego per le nostre fragili fedi e per i giovani che hanno tanto bisogno di luce!

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