giovedì 16 novembre

di | 16 Novembre 2017

lettera ai romaniRm 4,13-17                                         

13Infatti non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. 14Se dunque diventassero eredi coloro che provengono dalla Legge, sarebbe resa vana la fede e inefficace la promessa. 15La Legge infatti provoca l’ira; al contrario, dove non c’è Legge, non c’è nemmeno trasgressione. 16Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi 17come sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.

Commento

Se diventano eredi di una promessa quelli che se la meritano, essa non è più un dono, ma uno stipendio. Paolo continuando a citare Abramo, continua la sua argomentazione. Sembra quasi che voglia scavare le parole, i concetti, le frasi in una vorticosa girandola di pensieri che si attorcigliano su di loro e che vanno continuamente dipanati nei loro significati ultimi. Paolo è così quando scrive! La giustizia della fede salva Abramo, non il suo merito! E che cosa è ancora questa giustizia della fede se non la giusta relazione con Dio? cioè quella relazione che mi permette di comprendere come Dio stesso mi dona la grazia, la pienezza della vita. Paolo aveva fatto esperienza di tutte e due le vicende: da buon ebreo della legge e da credente convertito della grazia. E alla fine riconosce che è nella grazia che vi è la pienezza della vita. Di fatto la legge ha fatto conoscere all’uomo i suoi errori, i suoi peccati. La legge è un limite alle nostre trasgressioni, ma si ferma qui. Una volta indicato l’errore non ha più niente da dire. La legge denuncia lo stato di peccato senza poter risolverlo. Se non ci fosse legge, non ci sarebbe nemmeno trasgressione, non si può violare la legge se non c’è, quindi la funzione della legge è quella di evidenziare il peccato, quando l’uomo è lasciato da solo. Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi. Se la promessa si basa sul dono di Dio, se la promessa è dono gratuito e la fede è l’accoglienza di questo dono, la promessa diventa sicura per tutti, perché chi si è impegnato è Dio e lui mantiene e ha mantenuto questo suo impegno nei confronti dell’umanità intera di cui Abramo è padre, non solo di quelli secondo la carne, ma di tutti quelli che, come lui, si sono fidati di Dio.

Preghiamo

Preghiamo per tutti i profughi

3 pensieri su “giovedì 16 novembre

  1. . Elena

    Grazie don Sandro per le parole che hai scelto per commentare fede e grazia, legge e peccato. Cito la fine del brano, che mi colpisce particolarmente: ” Dio…. che dà vita ai morti e e chiama all’esistenza le cose che non esistono”. A Lui tutto è possibile nella sua essenza creativa. E se aver fede significasse davvero, semplicemente fidarsi ? Mi unisco alla preghiera per tutti i profughi e ricordo Nella, che riposa nel Padre.

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  2. sr.Alida

    Fede e grazia ,legge e peccato ,il grazie viene anche a me ,per don Sandro,che rende più chiara la Parola…davanti a Dio che chiama all’esistenza e dà vita …è la fede ,la relazione con Dio che ci salva ,per dono ,per grazia,Grazie ,Signore perchè mantieni questa fedeltà e la rinnovi sempre per l’intera umanità..” Tutta la vita un dono ,che chiede di essere ridonata ” Con voi prego per i profughi e per Nella ,per chi soffre per calamità o guerre …per l’umanità sofferente .

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  3. sr Rita

    …chiama all’esistenza le cose che non esistono. Mi piace questa espressione. Mi richiama l’azione creatrice di Dio, ma anche la possibilità insita nella natura dell’uomo che con intelligenza e sapienza tira fuori dal suo tesoro cose antiche e cose nuove. Mi parrebbe un obiettivo molto interessante tentare di chiamare all’esistenza, dentro di noi e attorno a noi, le cose che non esistono ancora , ma che potrebbero esistere. in fondo è forza della generatività.

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